LeBron oltre il canestro «Lottare per cause nobili: è questa la mia missione»
Star dei Cavs: «Voglio incidere sulla società» La sua battaglia contro i metodi di Trump: «Non capisce l’influenza che può avere sui bambini»
Sistema l’amplificatore sullo scaffale del suo armadietto, la musica a palla controllata dall’iPhone: «Don’t Push», 50 Cent, lirica forse non casuale. «Devo sapere dove andrò, perché so già dove sono stato». LeBron James scuote ritmicamente la testa infilata dentro una cuffia nera, muove le braccia: balla e canticchia. Proprio nei giorni scorsi Sports Illustrated ha chiesto a sette dei più autorevoli giornalisti la domanda che tutti hanno in mente: «Che farà LeBron a giugno? Resterà a Cleveland o traslocherà?». In cinque hanno risposto Lakers.
VOLUME James aumenta il volume, José Calderon, che sicuramente ha altri gusti musicali, rassegnato abbassa gli occhi sul suo tablet. Nello spogliatoio, e non solo, comanda lui: King James, il re. «Chi mi odia, non sopporta i miei successi», intona a voce alta uno dei versi della canzone. Palpebre chiuse, LeBron si carica così prima di affrontare i Brooklyn Nets. Ancora nei panni di playmaker realizzerà sul loro parquet la sua prima tripla doppia di stagione, fallirà i liberi del pari a 7” da termine e i suoi Cavs perderanno (112-107) la seconda partita su cinque. Amen. Perché il punto non è questo: al principio del suo 15° campionato Nba, i problemi del basket non lo tormentano. Sa bene che all’Est ci sono ampi margini di errore e che quando i pezzi del bel mosaico (in particolare il rientro di Isaiah Thomas) si sistemeranno, Cleveland sarà di nuovo competitiva al punto da portarlo alle sue ottave Finals consecutive.
MUSCOLI E POTENZA È lui che dà istruzioni al coach che lo «riscalda» circa un’ora prima della gara. Pare in controllo dei minimi dettagli, bombardamento musicale dentro lo spogliatoio incluso, e delle persone. Forse è uno dei motivi per cui Kyrie Irving è fuggito dalla sua ombra troppo scomoda. Fisicamente ha rimesso su un po’ di chili: muscoli e potenza. Conferma: «Mi sento in una forma fantastica». È di ottimo umore, nonostante la
La media punti di LeBron James nelle prime cinque partite di questa stagione. per lui anche 7.4 rimbalzi e 9 assist a partita
I titoli Nba vinti da LeBron: 2 con Miami, 1 con Cleveland. James ha giocato le ultime sette finali Nba. In totale ne ha giocate otto. sconfitta: disponibile. Accarezza un bambino, strizza l’occhio a un gruppetto di ragazzi di un liceo vestiti in tuta a cui deve aver procurato i biglietti. I giovani sono la sua missione: regalare una vita migliore anche a chi non possiede talento per uno sport. Dice: «Ad Akron ho una fondazione che aiuta 1300 studenti a laurearsi». Un investimento da circa 45 milioni di dollari.
GOMITI L’aveva detto recentemente a GQ: «Voglio essere socialmente rilevante, perché la ritengo una mia responsabilità. Credo di essere stato messo in questa posizione per cause più nobili di una partita di basket». Si era esposto politicamente anche prima dell’elezione di Donald Trump, ma da quando c’è lui alla Casa Bianca non si è più fermato. Ha chiamato il Presidente «Bum», straccione. Non perde occasione per tenere alti i gomiti, senza timore di parlare chiaro pure a chi lo viene a vedere e non è d’accordo con le sue idee. Mica come Michael Jordan che temeva di inimicarsi potenziali clienti delle sue scarpe. «Molta gente non è educata, nel senso che non sa», ha detto spiegando la ragione per cui il suo Ohio ha contribuito alla vittoria di «The Donald».
VOLONTÀ Quando gli hanno chiesto cosa ne pensasse della protesta con il ginocchio a terra durante l’inno, ha spiegato: «La mia voce è più importante di un ginocchio». È ciò che lo fa più infuriare di Trump: «Non capisce il potere che ha, l’influenza che può avere sui bambini. Che dovrebbe essere ok passeggiare per strada senza essere giudicato per il colore della pelle». Quando alla vigilia delle Finali la sua casa di Brentwood a Los Angeles era stata imbrattata con scritte razziste, LeBron era sconvolto: «Ho dovuto spiegare ai miei figli che non importa lo status sociale, i soldi, la fama del padre: sarete sempre degli african-american. Invece vorrei che la gente si guardasse allo specchio ed esclamasse: “Voglio il meglio per tutti gli americani a prescindere dall’aspetto, razza e religione”». Ora che è un uomo fatto e non più un ragazzo ha capito che i suoi trionfi servono anche a questo: per farsi ascoltare. «Queste sono le mie idee, questo il mio sudore, queste le mie lacrime», canta a squarciagola. Ispirato e ispiratore.