La Gazzetta dello Sport

Una Lazio irascibile e vincente come nel ‘74

Lite con Lulic, le urla di Inzaghi Alla maniera di Chinaglia &Co.

- Nicola Berardino INVIATO A FORMELLO (ROMA)

Simone Inzaghi conosce bene la storia della Lazio. È arrivato a Roma nel 1999, ha vinto subito uno scudetto e vissuto con la maglia biancocele­ste giornate epiche e pure momenti drammatici per il club. Il tecnico non si scompone più di tanto in coda a momenti di tensione che affiorano nella vita laziale. Ieri è arrivato in sala stampa col solito piglio sereno che pareva lontanissi­mo dalle sue urla che poco prima rimbombava­no nella rifinitura di Formello. A mezzogiorn­o. Era da poco iniziata la fase tattica. Una serie di passaggi con qualche imprecisio­ne di troppo. E Inzaghi ha strigliato la squadra. Esigendo più concentraz­ione. C’è un rischio di un calo di tensione per la gara del Vigorito? «Probabile, però alleno una squadra matura. Vogliamo continuare a fare bene, ma non dobbiamo sottovalut­are la partita. Contro il Benevento voglio la migliore Lazio. Mercoledì a Bologna la squadra è stata fantastica nel primo tempo. Tuttavia, diventa normale se caliamo: abbiamo messo in pericolo una partita già vinta...»

CONTO DEL CAPITANO Al Dall’Ara, quando ha sostituito capitan Lulic sul risultato di 2-1 – poi diventata settima vittoria di fila (quinta in campionato) – la storia della Lazio è riemersa. Lulic non ha gradito: evidente il suo disappunto, fulminato da uno sguardo di Inzaghi, che è subito diventato immagine cult sui social. Occhiata da duro che sarebbe piaciuta a Sergio Leone per un suo Western. «Con Senad era già tutto chiarito al ritorno da Bologna. Da capitano e da uomo aveva capito di aver sbagliato già un quarto d’ora dopo». Poi giovedì sera tutta la Lazio a cena con famiglie in un ristorante di Formello. Armonia ritrovata, anzi forse mai messa in dubbio. Il conto? Sarebbe stato pagato da Lulic: una multa pesante finita a tavola tra sorrisi e abbracci. «Il gruppo è unito, rema nella stessa direzione: dovrà essere così per tutta la stagione. Ho dimostrato di prendere tutti in consideraz­ione. E ciascuno dovrà dare il massimo», sottolinea il tecnico. Che nei racconti di Formello non era un tipo docile da giocatore. Questione di carattere. Che può alimentare tensioni. Come quella che il 13 luglio scorso è finita in una rissa in campo fra Hoedt (poi al Southampto­n) e Felipe Anderson nel ritiro di Auronzo. O in fondo, come accadeva nella quotidiani­tà della Lazio scudetto del 1974: quella di Tommaso Maestrelli e Giorgio Chinaglia. Situazione estrema: veleni nello spogliatoi­o spaccato in due, in campo un corpo unico.

CONFERME «Abbiamo studiato come muoverci contro il Benevento e il suo 3-4-2-1», aggiunge Inzaghi che ha rinviato il turnover. Si va verso la conferma della stessa formazione per la quarta giornata di fila. Con Neto in panchina (arrivato il transfer) e Di Gennaro k.o. nella rifinitura. Per varie ragioni, giorni di tensione in casa Lazio. Ieri il club ha dato mandato ai propri legali per procedere all’accertamen­to « dei danni alla credibilit­à e al prestigio della società e del presidente Lotito». Chiude Inzaghi: «Li ho visti bene e pimpanti», garantisce sui giocatori. Con un ghigno insegue l’ottava vittoria di fila.

 ?? LAPRESSE ?? La grinta di Simone Inzaghi, 41 anni, tecnico della Lazio. Più a lato un’immagine d’epoca: Giorgio Chinaglia discute animatamen­te con un guardaline­e in Lazio-Juventus del campionato 1974-75
LAPRESSE La grinta di Simone Inzaghi, 41 anni, tecnico della Lazio. Più a lato un’immagine d’epoca: Giorgio Chinaglia discute animatamen­te con un guardaline­e in Lazio-Juventus del campionato 1974-75
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