Seb: «Spingo, ma il Mondiale non dipende solo da me»
Tedesco: «Wow che giro, però siamo vicini tutti. Qui è importante partire davanti»
La colonna sonora più bella per qualsiasi tifoso ferrarista: Sebastian Vettel che canta al team radio. Stavolta solo musica, o qualcosa del genere, senza parole: «Pa pa pappa pappa paaa». Un’allegria incontenibile, un sollievo. Una celebrazione per la pole strappata a Max Verstappen sulla bandiera, la sua quarta di stagione che è anche una pietra miliare: è la cinquantesima in carriera. Un jingle improvvisato. A cui Seb ha fatto seguire il riassunto, efficacissimo, di quel che è stato capace di fare: «Wow, che giro!», ha urlato in italiano. Per poi rivolgersi alla squadra, come sempre nelle occasioni felici: «”Grazie ragazzi”. Quando ho capito di avercela fatta è stata come un’esplosione di gioia».
GIRO PERFETTO Ha ragione, Seb: il suo giro è stato straordinario. Di rabbia e precisione. «Ma è stato anche difficile — ha raccontato — la pista era scivolosa. Ho avuto un piccolo sbandamento alla curva 6, mi è quasi andata via la macchina, però non ho perso tempo. Sapevo che tenere una traiettoria pulita sarebbe stato sufficiente». E così è stato. Grazie anche al lavoro del team, puntualmente ricordato. «Ieri (sabato,
non eravamo andati così bene ma nella notte siamo migliorati, abbiamo lavorato su tante cose e ha funzionato».
CARICO ROSSO
Lewis Hamilton forse non ha dato tutto lo sfogo possibile ai cavalli della sua W08, e di certo ha commesso due insolite sbavature. Ma per una volta che non c’era lui, si è materializzato Max Verstappen. L’olandesino, già miglior tempo in Q2, pregustava la prima pole in carriera, con tanto di primato del più giovane ad esserci riuscito. Record che invece per 86 millesimi resta a Vettel (21 anni e 72 giorni: Monza 2008). Il tempo del tedesco, 1’16”488, è il migliore mai registrato al Fratelli Rodriguez. Dove in rettilineo si toccano velocità elevatissime, ma dove per via del tratto misto e per l’altitudine è avvantaggiata la macchina che genera carico. E’ il caso della Ferrari. Succede infatti che coi gommoni e l’aerodinamica 2017 si sono ridotti i km/h in rettilineo (i 361,5 di Ocon venerdì sono ben lontani dai 372,5 di Bottas un anno fa, record di sempre), però sono aumentati di molto nel tratto più tortuoso, con Seb più bravo di tutti a gestire la differenza: il suo tempo è di 2”224 più basso della pole 2016 di Hamilton.
50 POLE Le pole di Seb quindi adesso sono 50. «Mi sembrano tante, e in effetti lo sono», ha detto lui con aria pensierosa. Poi, insolitamente, è rimasto senza parole: «Non so bene cosa dire. Sono molto contento della pole, perché prima delle qualifiche non mi sembrava possibile. Sono un po’ sorpreso: siamo tutti molto vicini, tutti (intendendo Max e Lewis,
avrebbero potuto fare il miglior tempo».
POLE FONDAMENTALE Peraltro lo aveva detto in tempi non sospetti, Seb: «Qui è molto importante partire davanti, per il surriscaldamento delle parti meccaniche che si subisce restando in scia». E infatti in tutti e due i precedenti ha vinto chi è partito dalla pole (Rosberg nel 2015, Hamilton nel 2016, due doppiette Mercedes). Di fianco a Seb, oggi ci sarà Verstappen, alla terza partenza dalla prima fila in carriera: in tutti e due i precedenti non ha superato la prima curva per collisioni con le Ferrari (Spa 2016, Singapore 2017). Qui la prima curva è lontana. «La pole è importante — ha confermato Seb —, ma il titolo non dipende più da me. Non mi preoccupo della partenza, né dei problemi avuti a Austin quando Lewis mi ha rimontato, perché li abbiamo individuati e risolti. Spingerò a tutta, sino in fondo. La Ferrari merita un gran risultato».