La Gazzetta dello Sport

Taylor, l’eroina d’Irlanda dal pallone al Mondiale

E’ stata nazionale di calcio e da dilettante con i guantoni ha vinto tutto: adesso è la nuova regina dei leggeri Wba

- Rocky Giuliano

Eadesso la birra scorra a fiumi, perché è arrivato pure il titolo mondiale tra i profession­isti a fare di Katie Taylor l’indiscussa eroina di un popolo orgogliosi­ssimo.

FESTA L’Irlanda è in festa per la sua figlia prediletta, che dopo quindici stagioni da dilettante (il primo torneo nel 2001 a 15 anni), un oro olimpico a Londra nel 2012, cinque titoli mondiali e sei europei, oltre 100 incontri vinti, dopo meno di un anno di profession­ismo cinge la cintura iridata dei leggeri Wba con appena sette match all’attivo. A Cardiff, nel sottoclou di Joshua, la trentunenn­e guerriera di Bray domina sui 10 round (99-90 per tutti i giudici) l’argentina Anahi Esther Sanchez (17-3), che in ogni caso non avrebbe potuto conservare l’iride perché risultata sopra il limite di peso di categoria. La Taylor, però, come prevedono le regole in questo caso, era obbligata a vincere per non lasciare il titolo vacante e lo ha fatto in maniera perentoria, per il solluccher­o di Colin Farrell, il famoso attore irlandese che si è spellato le mani a bordoring.

IL PALLONE La storia di Katie comincia come tante altre, con un uomo che per lavoro lascia l’Inghilterr­a e si trasferisc­e in Irlanda per costruire i portici del lungomare di Bray. Peter Taylor, questo il suo nome, nella cittadina di 30.000 anime a 20 km da Dublino conosce Bridget e la sposa: avranno quattro figli. Fa l’elettricis­ta, ma alterna il mestiere con il pugilato e nel 1986 diventa campione nazionale dei leggeri. E’ l’anno in cui nasce Katie, che fin da bambina mostra enormi capacità motorie e una dirompente carica agonistica. Si divide tra il pugilato, il football gaelico e il calcio e grazie al pallone approda addirittur­a in nazionale, colleziona­ndo 11 presenze e due gol: uno lo segna all’Italia nel 2009, peraltro in una partita persa 4-1 in cui verrà pure espulsa. Nel frattempo, è già diventata la più forte dilettante del mondo nei 60 kg, soprattutt­o da quando papà Peter ha lasciato il lavoro e si dedica totalmente a lei come allenatore: «Fin da ragazzina avevo voglia di battermi e mio padre ha assecondat­o questa passione. Nell’ultima stagione in maglietta, quella dell’Olimpiade di Rio, ero demotivata e ci si erano messi anche i giudici a darmi contro. Prima di partire per i Giochi, avevo già deciso di passare profession­ista».

MAXISCHERM­I Quattro anni prima, a Londra, è stata addirittur­a investita dell’onore di portare la bandiera dell’Irlanda alla cerimonia d’apertura, lei che è paladina di una disciplina al debutto. Le sue esibizioni olimpiche londinesi sono così attese che in tutta Irlanda le piazze si riempiono di maxischerm­i e una canzone a lei dedicata per l’occasione entra addirittur­a nella classifica dei dischi più venduti. La boxe, peraltro, è una passione familiare, perché mamma Bridget diventerà una delle prime donne irlandesi giudice (e poi arbitro). Insomma, ieri sera al Principali­ty Stadium di Cardiff si è sempliceme­nte compiuto un destino di vittoria. A questo punto, il limite di Katie può essere soltanto il cielo. Quel cielo luminoso e azzurro che ha reso celebre l’Irlanda prima che lei ne rinnovasse la leggenda.

La allena il padre, la madre è giudice e arbitro: «Volevo combattere fin da ragazzina»

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GETTY Katie Taylor, 31, calciatric­e con l’Irlanda e pugilessa sul ring nella sfida iridata contro la Sanchez
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