La Gazzetta dello Sport

«Visto? Ho ancora la testa da leonessa» Eterna Moelgg: podio a 34 anni

Nel gigante di Soelden è 3a dietro alle gemelle diverse Rebensburg e Worley, male Gut e Vonn Manu rilancia: «Tante cose belle possono arrivare»

- Simone Battaggia INVIATO A SOELDEN (AUSTRIA)

Zia Manu sa come si fa. Zia Manu sa che Soelden è una brutta bestia, che quel muro va interpreta­to con pazienza, senza foga, senza farsi prendere dall’entusiasmo, dalla pendenza, dal vento a favore. Zia Manu lo sa perché sul Rettenbach ha gareggiato già 14 volte, dal 2002 a ieri, e ne ha viste di tutti i colori tra rimonte, podi, gare buttate, e l’esperienza servirà pure a qualcosa. Per tutte queste ragioni, zia Manu sa che quello di ieri è un terzo posto prezioso, conquistat­o con i denti e pieno di promesse, e non una vittoria buttata. Sa che le gemelle diverse Viktoria Rebensburg e Tessa Worley — sono nate lo stesso giorno, il 4 ottobre 1989 — sono esperte quanto lei, ma hanno qualche cavallo in più da spendere, quindi ci sta che la scavalchin­o nella seconda manche, con l’olimpionic­a tedesca che così festeggia la 14esima vittoria in carriera e la francese che si mangia le mani per essersi dimenticat­a di sciare nella prima manche.

A LEZIONE Zia Manu invece sa capire quando scia bene, quando si sente forte di testa, quando ha la voglia di osare un paio di sci più lunghi e più aggressivi per poter andare più forte. «Sono da podio», aveva detto alla vigilia, e podio è stato. «Sui muri vado forte ma non devo avere fretta, non devo strafare» aveva aggiunto. Ed è andata proprio così. Manu Moelgg ha interpreta­to da maestra la parte più pendente di una pista ridotta di 10” circa per il vento forte in quota — oggi i maschi troveranno ben di peggio, sempre che la gara si faccia — ed è stata perfetta sul tratto chiave. «Nella prima manche mi è venuto tutto facile — racconta —. Nella seconda (17° tempo di frazione, ndr) ci ho provato, ma ho tribolato con le tracce del mattino che ancora si vedevano, si sentivano e non mi permetteva­no di appoggiare bene lo sci. Ma quando ho visto il 3° posto, e ho pensato che è arrivato a inizio di stagione, ho gioito. Tante cose belle possono ancora arrivare». Lo stesso tratto di pista ieri ha affossato Marta Bassino e Sofia Goggia, oltre alla rientrante Lara Gut. La 21enne piemontese, partita prima dell’altoatesin­a, al secondo intermedio aveva 99 centesimi di vantaggio sulla Rebensburg, prima che la sua deliziosa sciata eterea andasse fuori giri. L’azione della bergamasca, col pettorale 7, sarebbe stata meno pulita ma comunque redditizia, se non avesse sbiellato pure lei per la troppa velocità, trovandosi fuori gara con una contrattur­a alla coscia sinistra e con un fastidio al ginocchio che domani sarà valutato da una risonanza. Errori di gioventù, di troppo talento o di troppo entusiasmo, che invece Manu non ha fatto. Ed è quindi grazie a lei che lo squadrone azzurro di gigante, privo precauzion­almente di Federica Brignone, torna a casa con un podio, nel giorno in cui Laura Pirovano si merita per la prima volta un posto tra le migliori trenta — è 19a, col sesto tempo nella seconda manche — e le sorelle Curtoni salutano con un sorriso. Irene per il 14° posto, Elena per aver fatto punti in una gara utile a farle riprendere confidenza dopo l’infortunio.

LA RINASCITA Zia Manu ha compiuto da poco 34 anni e, la scorsa stagione, era fermamente intenziona­ta a smettere con lo sci. Non saliva su un podio da quasi sei anni, la schiena le faceva male, vedeva le più giovani finirle sempre davanti. Era stanca. Poi però il vento è girato, a fine dicembre a Semmering si è presa uno splendido terzo posto, dieci giorni dopo Manfred ha vinto a Zagabria. Così fratello e sorella si sono caricati a vicenda e l’entusiasmo ha scacciato i brutti pensieri. «La molla è scattata ad Aspen — racconta Manu —, quando sono entrata tra le migliori sette. Mi sono chiesta “Ne faccio un altro o no? Ma sì, ne faccio un altro, tanto uno in più o uno in meno”... Ne ho parlato a casa, anche con Manfred. È stata una decisione presa col cuore». «Dal primo giorno di sci, quest’anno, è partita a bomba — aggiunge il capoallena­tore Matteo Guadagnini —. Ha i n testa ob biettivi ben chiari. Andava forte anche in slalom, purtroppo a Ushuaia ha messo giù la spalla e ha avuto alcuni problemi, ma poi è tornata a sciare forte, molto più del solito. Sembra una ragazzina. Avvicinars­i al primo gruppo di merito del gigante l’ha motivata. Ha una tenacia incredibil­e, tanto di cappello. È una bandiera, tante ragazze devono imparare da lei. Tecnicamen­te le rimane il problema del piano: non riesce a cambiare ritmo ed essere scorrevole, rimane sempre con un raggio di curva un po’ chiuso. Ma ci stiamo lavorando».

LEONESSA «Sto bene con me stessa, non ho niente da dimostrare, faccio ciò che mi sento di fare — riprende la Moelgg —. La testa da leonessa ce l’ho ancora, e quando le cose vanno bene sono più carica. Per fortuna negli anni non ho avuto molti infortuni. Ho patito un po’ per la schiena, ma comunque sono riuscita a fare tutte le stagioni e me ne vanto. Significa che d’estate mi sono allenata bene, anche se sono un po’ magrolina. Anche invecchian­do riesco a sciare come si deve. Gli sci allungati? Sono interessan­ti. Ho avuto il coraggio, resto così. Marta e Sofia? Hanno sbagliato, capita». E ora cosa farà Manuela? Quella spalla destra che le fa così fastidio per le troppe cadute, le permetterà di azzannare anche la stagione dello slalom, al via in Finlandia tra due settimane? «A Levi ci sarò se tutto va bene. Vorrei farlo al top, altrimenti mi concentrer­ò sul gigante». Zia Manu sa come si fa.

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EPA Manuela Moelgg, 34 anni, in azione durante la prima manche Sotto GETTY IMAGES l’azzurra di San Vigilio di Marebbe festeggia sul podio il terzo posto. La Moelgg ha esordito in Coppa del Mondo nel 2000
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