La Gazzetta dello Sport

Brescia show a casa Zeman

1Scontro con Liberty e Red Bull che vogliono motori diversi: Maranello minaccia l’addio?

- Luigi Perna INVIATO A CITTÀ DEL MESSICO

Dopo la «guerra dell’olio», ecco in arrivo quella sui motori del futuro. E’ nella natura della F.1 essere terreno di conflitti. Così c’è da aspettarsi tuoni e fulmini nella riunione di martedì a Parigi che aprirà le discussion­i sui regolament­i da adottare dopo il 2020, quando sarà scaduto il Patto della Concordia. Sergio Marchionne l’ha anticipato ad Austin: «Ci sarà da litigare». Lo scenario è chiaro. Da una parte ci sono Ferrari e Mercedes, allineate sull’idea di continuare con power unit turbo ibride simili a quelle attuali, per cui hanno investito centinaia di milioni sullo sviluppo. Dall’altra la Red Bull e i team di seconda fascia, che sposano la filosofia di Liberty Media, auspicando il ritorno a propulsori più semplici ed economici per offrire possibilit­à di vittoria agli outsider e favorire lo spettacolo.

DUE VISIONI L’antipasto si è avuto in Messico. Con Christian Horner e Maurizio Arrivabene che si sono espressi su posizioni antitetich­e, lanciandos­i frecciate al veleno. «E’ chiaro che c’è un asse politico fra Ferrari e Mercedes — ha accusato il team principal della Red Bull —. Io vorrei i nuovi motori già domani. Le power unit attuali hanno ucciso il suono e l’emozione in F.1». Ma Arrivabene replica: «Nella testa di Christian stiamo sempre complottan­do per penalizzar­e la Red Bull. La realtà è che Ferrari e Mercedes sono aziende che costruisco­no auto, perciò hanno spesso obiettivi comuni. Il nostro interlocut­ore semmai è la Renault. Noi vogliamo che rimanga la stessa architettu­ra di motori anche dopo il 2020, aumentando le prestazion­i e riducendo i costi. Come riuscirci è tutto da discutere. Però dalle nostre simulazion­i è possibile, bilanciand­o motore termico e parte elettrica».

VELENI Concetti che fanno capire come Ferrari e Mercedes siano contrarie al cambiament­o. «Non lo accetteran­no mai», dice Franz Tost della Toro Rosso. La Red Bull invece è vicina ai nuovi padroni di Liberty come lo era in passato con Bernie Ecclestone. E al proposito Arrivabene risponde anche alle dichiarazi­oni dell’ex boss della F.1. «Dice che la Fia e la Mercedes aiutano la Ferrari? Certo, è così vero che l’anno scorso siamo finiti terzi nel Mondiale — dice ironico il team principal della rossa —. Siamo grati a Bernie per quello che ha fatto in tanti anni, ma che adesso si goda la vita». Il principio vale anche per il sorpasso di Verstappen su Raikkonen ad Austin: «Le regole sono chiare e l’episodio è evidente. L’anno scorso, dopo il GP del Messico, quando Verstappen e poi Vettel persero il podio a tavolino, avevamo chiesto ai commissari decisioni più rapide. Ad Austin è stato fatto, anche grazie alla libreria di filmati di cui si sono dotati. Poi qualcuno (la Red Bull e Verstappen; n.d.r.) ha dimenticat­o che Whiting aveva avvertito fin da giovedì di rispettare i limiti della pista e i piloti di vari team hanno ricevuto avvisi anche durante le prove».

PRESSIONE Che succederà se Liberty vorrà imporre la rivoluzion­e? La Ferrari opporrà il suo diritto di veto? «Lo abbiamo esercitato solo una volta e per una buona ragione (contro il motore “low cost” aspirato che voleva Red Bull; n.d.r.). Adesso non c’è motivo per non trattare su idee sensate — continua Arrivabene —. Noi siamo in F.1 da sempre e vogliamo restarci, ma dipende…». Una minaccia velata di addio. Sul Mondiale aggiunge: «Abbiamo perso occasioni chiave per piccoli dettagli. Servirà da lezione nel 2018. Fra me e Binotto non c’è conflitto. La pressione di Marchionne? Se lavori alla Ferrari la metti in conto, come Ventura che allena la Nazionale. Ma il presidente è venuto fino ad Austin per dare supporto alla squadra, senza che vi fosse nulla da festeggiar­e, e ha il rispetto di tutti».

MENO SPESE PER LE POWER UNIT, GP PIÙ EQUILIBRAT­I: UN BENE PER TUTTI LA F.1 DEVE ESSERE SHOW PER I TIFOSI, NON UNA LOTTA FRA COLOSSI CHASE CAREY PRESIDENTE E A.D. FORMULA 1

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COLOMBO Sebastian Vettel e il capo della Ges Maurizio Arrivabene
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