PARTITA AI RAGGI X Kalinic fuori dal gioco Tocca solo 22 palloni e non allunga la difesa
Milan non costruisce l’azione in modo lineare anche perché il centravanti non aiuta con movimenti e rientri
LA MOSSA TATTICA
Se il risultato, in questo momento, è la cosa più importante, va bene così: tre punti in trasferta, tutti contenti, e pazienza se ci si deve turare il naso. Se, invece, a parte la vittoria, si insegue anche il gioco, allora sono guai. Il Milan balbetta, è lento e macchinoso in fase di costruzione della manovra, soffre il pressing offensivo del Sassuolo che, sia detto senza offesa, non è mica il Manchester City, ha poche idee che non siano «palla a Suso e speriamo che inventi qualcosa...». Il disegno tattico di Montella proprio non si vede. Si parte con la difesa a tre, poi ci si stende a quattro, poi si ritorna a tre, ma la verità è che nemmeno Oronzo Canà, con la sua bi-zona e il suo 5-5-5, riuscirebbe a far decollare questa squadra che ha evidenti lacune tecniche in tutti i reparti.
DOMANDA Contro il Sassuolo i rossoneri provano ad attaccare con due mezzepunte e un attaccante centrale. Ma, dei tre, soltanto Suso si fa apprezzare per fantasia, tocchi e movimenti. Calhanoglu è un corpo estraneo, né centrocampista né trequartista, sempre lontano dal cuore dell’azione, mai pronto a liberarsi con uno smarcamento efficace per aiutare il disimpegno dei compagni. E Kalinic si fa ingabbiare dai difensori emiliani e resta prigioniero per tutta la partita: sbaglia un colpo di testa che un centravanti dovrebbe trasformare in gol, nonostante il bell’intervento di Consigli, non detta mai un passaggio in profondità, galleggia in una zona presidiata dal nemico e mai che si offra per fare una sponda, per tenere un pallone e consentire a tutta la squadra di respirare. La cosa sorprendente è che Montella lo tiene in campo per tutta la partita, evidentemente soddisfatto della prestazione del croato, mentre André Silva e Cutrone s’immalinconiscono in panchina. Fossimo in loro ci porremmo la domanda: se questo Kalinic, obiettivamente deludente per rendimento, gioca titolare, qual è il nostro livello? A giudicare dalle scelte dell’allenatore, i due sono un gradino al di sotto del croato che in questo momento non sembra in forma smagliante.
CONTRIBUTO Una squadra è in equilibrio quando l’asse centrale funziona: il difensore-libero, il mediano-regista, il centravanti. Al Milan, ammettendo che Bonucci e Montolivo tutto sommato se la cavano, manca il contributo dell’attaccante. Non è soltanto una questione di gol realizzati (anche se pure quelli pesano, e Kalinic non è certo un bomber), ma di movimenti, di sinergia con i compagni, di intuizioni che non ci sono. Il croato tocca 22 palloni in tutta la partita, e questo dato dice una cosa sola: che non partecipa come dovrebbe alla manovra della squadra. Poi si può raccontare fin che si vuole la solita favola : è utile, lavora per creare spazi, è poco appariscente ma il suo peso si avverte. Non è così. Questo Kalinic, lento, a tratti persino spaesato, non consente ai rossoneri di macinare azioni, di sfondare, di rendersi pericoloso. In area di rigore il croato si nota pochissimo; fuori dai sedici metri non riesce a imporsi sugli avversari, ne patisce l’esuberanza atletica, mai si allarga con i giusti tempi sulla destra o sulla sinistra. La crescita del Milan, se crescita ci sarà, non può che passare dalla crescita di Kalinic. Senza centravanti, o con un centravanti così sotto tono, non si va lontano.