La Gazzetta dello Sport

Mihajlovic: «Ritrovato il Dna del Toro»

Tecnico: «Credo nell’Europa, squadra costruita per quello». Iago Falque: «Non siamo più supponenti»

- Matteo Brega MILANO LUNEDÌ 6 NOVEMBRE 2017

Sinisa Mihajlovic è visibilmen­te soddisfatt­o di ciò che il suo Torino ha fatto nel Meazza nerazzurro. Non si sa se grazie a quel «difettucci­o» che attanaglia l’Inter – e che lui con il suo staff ha sezionato pazienteme­nte – o se grazie ad altre qualità. «Non voglio parlare di singoli, tutta la squadra è stata brava. Abbiamo fatto una partita quasi perfetta, abbiamo contenuto l’Inter senza rinunciare a giocare anche quando siamo andati in vantaggio – ha spiegato nel dopogara –. Purtroppo non siamo riusciti a raddoppiar­e. Ho però visto il Dna del Toro che a volte ci è mancato. Non è un caso che recuperati gli infortunat­i la squadra abbia ritrovato smalto. Tutti hanno fatto bene, se uno non l’avesse fatto non sarebbe uscito questo risultato». Un risultato di gruppo che lo porta a evitare di parlare dei singoli. Alcuni dei quali però meritano un cenno. «Burdisso è un leader naturale, so cosa può darmi, l’ho fatto giocare perché se lo merita. Era l’occasione giusta anche perché lui ha giocato qui, sapendo che gli attributi li ha ho deciso di farlo giocare. Ero convinto che avrebbe fatto bene». E Maurito Icardi – colpito dopo pochi minuti a un ginocchio – ne ha sofferto.

EUROPA E TATTICA perché ho dato ai giocatori troppa responsabi­lità – ha aggiunto il tecnico –. L’Inter è costruita per la Champions noi per andare in Europa League. Ci credo sempre». Tatticamen­te è stato evidente il lavoro di copertura di Rincon su Borja Valero: «Abbiamo preparato la partita così, accompagna­ndo il gioco con molti uomini. Magari torneremo a giocare col 4-2-3-1 ma per ora va bene così con il 4-3-3. Abbiamo passato un mese difficile, non ci sono state squadre superiori sul piano tattico a noi ma ci è mancato qualcosa. A quel punto ho deciso di mettere un centrocamp­ista in più per avere più copertura. Ma non ci sono moduli che ti fanno vincere o perdere; serve spirito, rabbia, voglia, e questo noi lo abbiamo messo».

IAGO DECISIVO Sul tabellino ci è finito Iago Falque, alla prima rete contro l’Inter in sei incroci. «Stavamo pregustand­o il grande colpo – racconta lo spagnolo –, ma poi alla fine se guardiamo alla partita loro hanno avuto tante palle gol e allora tutto sommato il pareggio è un buon risultato per noi, è un buon punto. È il mio secondo gol consecutiv­o con questo modulo, però non importa lo schieramen­to in campo, l’importante è l’atteggiame­nto. Ora andiamo in campo e corriamo, senza supponenza e senza crederci più forti degli altri anche perché questi meriti si acquisisco­no sul campo e non a priori». L’atteggiame­nto dunque viene prima dei numeri. «Dobbiamo sempre pensare così e continuare come stiamo facendo nelle ultime due partite. L’Inter la conosciamo, è fortissima. Abbiamo fatto del nostro meglio nel primo tempo per non farli uscire palla al piede rimanendo molto alti».

FORTUNA Lo spagnolo ammette anche che il Torino ha avuto un po’ di fortuna. «Siamo anche stati fortunati, è vero, e questo serve in partite simili. Icardi ha sbagliato palloni che di solito non sbaglia e poi noi siamo stati bravi a convertire la nostra occasione e portare a casa un pareggio tutto sommato molto buono. Quella con l’Inter è stata una partita bellissima anche per l’ambiente di San Siro». SU NICOLAS BURDISSO

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GETTY Iago Falque, 27 anni, esulta dopo il gol con Andrea Belotti, 23
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