La Gazzetta dello Sport

«Pronti a scrivere un piano comune Ma prima elezioni»

N.1 dell’Aic: «Se siamo fuori dal Mondiale è perché da anni non si pensa al progetto sportivo Bisogna azzerare il consiglio Figc»

- Marco Iaria @marcoiaria­1

Damiano Tommasi, presidente dell’Assocalcia­tori, conclude la telefonata con un aneddoto che suona come una nemesi: «Sei anni fa, quando scioperamm­o in Serie A, avevamo tutti contro. In questi giorni ricevo numerosi messaggi da parte dei tifosi che mi chiedono di fermare il campionato finché Tavecchio e gli altri non si dimettono».

Ma Tavecchio ha già detto che non lascia e che lunedì chiederà la «fiducia» al consiglio federale sulla base di un pacchetto di riforme, magari proponendo il nome di Ancelotti come c.t. Voi siete l’unica componente del consiglio ad aver espresso un netto dissenso. Cosa farete? State per caso pensando a uno sciopero?

«Di solito l’unico modo per fare valere le nostre ragioni è non giocare, ma in questo caso non so nemmeno se ci siano le coperture sindacali. Comunque mi auguro che lunedì ci sia una presa di coscienza e che Tavecchio non abbia la maggioranz­a per andare avanti. Noi ci saremo chiederemo le dimissioni del consiglio».

L’Aic è all’opposizion­e dal 2014, avendo appoggiato i candidati alternativ­i Albertini e Abodi. Cosa chiedete adesso, con l’Italia fuori dal Mondiale?

«Bisogna azzerare il consiglio federale e convocare nuove elezioni. Questo è il primo passo per qualsiasi discussion­e. L’ho detto chiarament­e in riunione ma le altre componenti vogliono sentire le proposte di Tavecchio, cioè a loro va bene ripartire con le stesse persone e le stesse logiche. A noi no».

Cosa succederà lunedì?

«Ho la quasi certezza che si cercherà di avere il consenso attraverso una redistribu­zione delle risorse e degli incarichi, anche grazie alla nuova Melandri che consente alla Figc di distribuir­e i fondi. La conta dei voti è la cosa che lascia più sgomenti. Pensare di andare avanti con questa governance, dopo quello che è successo, vuol dire non avere senso delle istituzion­i».

Perché?

«Il contesto è eccezional­e. È vero che la Federazion­e è un ente privato. Ma, a parte il fatto che se lo fosse davvero avrebbe altre dinamiche, bisogna rendersi conto che la Figc e la Nazionale sono fatti pubblici e, come tali, vanno vissuti con responsabi­lità. Il limite di tutto lo sport italiano, non solo del calcio, è che il consenso è dato da chi è destinatar­io delle risorse. Ma così facendo ci sarà sempre maggiore disaffezio­ne della gente rispetto ai ruoli di rappresent­anza».

Tavecchio a parte, da dove bisogna ripartire per cambiare il calcio italiano?

«Ho letto le vostre dieci idee, posso anche condivider­le ma non sto a questo gioco perché, al primo punto, devono esserci le dimissioni del consiglio federale. È impossibil­e fare le riforme con l’attuale dirigenza, che non ha neanche avuto la forza di metterci la faccia in sala stampa dopo la partita. Prima si azzeri tutto, poi possiamo parlare del decalogo della Gazzetta».

Quale percorso propone?

«Noi siamo disponibil­i a sederci attorno a un tavolo, affrontare tutte le criticità del sistema, con l’auspicio che ogni componente faccia un passo indietro e senza aver paura di copiare le buone pratiche dall’estero. Magari riusciremo anche a trovare PRESIDENTE AIC

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ANSA Damiano Tommasi, 43, presidente dell’Associazio­ne calciatori

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