EHI GIGI NON E’ FINITA!
Dopo la delusione azzurra Buffon vuole due record: la vette di presenze in A e il nono scudetto alla Juve
Dopo la delusione mondiale, Buffon ricomincia da tre con la Juventus: punta al primato di presenze in A (647) di Maldini, può essere l’unico con 9 scudetti e prova a conquistare la sua prima Champions
«V iaggiare è più bello che arrivare, battersi è più bello che vincere e ciò che ancora mi attende è quello che mi tiene vivo». Qualche anno fa Gigi Buffon usò queste parole per descrivere il suo rapporto con il calcio, e adesso più che mai appaiono appropriate al momento. L’immagine del capitano azzurro in lacrime ha fatto il giro del mondo ed è diventata il simbolo dell’Apocalisse azzurra. Gigi non si è vergognato di piangere davanti a tutti per un sogno infranto, il suo (sarebbe potuto diventare il primo giocatore a partecipare a 6 Mondiali) ma soprattutto quello di tutti i bambini italiani, che non potranno gioire e soffrire per l’Italia davanti alla tv.
CADUTE E NUOVI TRAGUARDI La carriera di Buffon ha avuto traiettorie incredibili e imprevedibili. Gigi ha parato palloni e paure e ha imparato a rinascere dopo ogni sconfitta: se ci riesci, la vita ti regala sempre un altro squarcio di sole, un’altra opportunità. Nel caso di Buffon si chiama Juventus, il club che è diventato la sua famiglia e che molto probabilmente lo accoglierà come dirigente dopo il ritiro. Gigi si toglierà i guanti a fine stagione a meno di colpi di scena (come vincere la Champions), prima però ha ancora alcuni traguardi da raggiungere. Personali, come il record di presenze in A, e di squadra, come il settimo scudetto di fila e l’agognata Champions. DA LEGGENDA A LEGGENDA Casa è il posto giusto in cui rifugiarsi dopo una cocente delusione. Buffon si è rituffato subito nella quotidianità di Vinovo, con il telefonino e i social intasati dai messaggi di affetto (da Sergio a Boris Becker). Casa ha risvegliato il suo bisogno di spingersi sempre oltre. Alla sua età ha imparato a gestirsi: decide lui, insieme allo staff bianconero, quando è il caso di tirare il fiato. Quest’anno ha saltato 4 partite, in condizioni normali domenica con la Samp avrebbe lasciato il posto a Szczesny, per recuperare energie e concentrarsi già sul Barcellona. Dopo la notte da incubo di San Siro però tornare subito in campo potrebbe essere la cura giusta per dimenticare ieri e concentrarsi solo sul domani. E poi c’è il primato di presenze in A:
Maldini è a 647, per superarlo Gigi dovrà giocare 21 partite su 26. Buffon non è fissato con i record: li ritiene marginali, forse perché è abituato da sempre a rapportarsi con primati di ogni genere. Però ci sono traguardi più importanti e prestigiosi di altri, perché mettono a confronto campioni di grandezza assoluta. Come Paolo Maldini: un fuoriclasse in campo, un esempio fuori, proprio come il portiere della Juve.
PRIMATI E SOGNI Quando Buffon fu clamorosamente escluso dalla corsa al Pallone d’oro nel 2015, Maldini lo difese: «È una decisione assurda che deve lasciarlo indifferente. Gigi è sempre stato un esempio: sereno, sorridente anche dopo le sconfitte, sportivo nelle analisi delle partite. E spero che se ne freghi: nulla deve scalfirlo». Maldini raccontò pure un episodio divertente: «Anni fa dissi a Gigi che avrebbe battuto il record di presenze in azzurro. Lui mi rispose che non sarebbe accaduto perché avrebbe smesso a 30 anni. E io replicai: “Aspetta a parlare di ritiro. Poi scoprirai che ti diverti ancora e andrai avanti”. Dopo i 30 anni poi gestisci meglio lo stress e la pressione». Buffon è arrivato a 40 anni e ha di nuovo Maldini nel mirino. Oltre al record Gigi vorrebbe chiudere con il nono scudetto: sarebbe un altro primato. Ma siamo abbastanza certi che baratterebbe sia il primato di presenze in A sia l’ennesimo titolo italiano con la prima Coppa Campioni della sua vita. Se giochi a 40 anni, significa che c’è un sogno che non hai ancora smesso di inseguire. «Quando mi ritirerò – ha raccontato una volta Buffon – mi porterò dietro la certezza che nulla è scontato e niente è impossibile. Se avessi vinto la Champions forse sarei svuotato, il fatto di non esserci ancora riuscito mi sprona». Gigi s’innamorò del ruolo di portiere guardando Thomas N’Kono (Camerun) in tv durante Italia 90. Ai bambini privati del Mondiale azzurro, ha lasciato un grande insegnamento, che vale per lo sport e per la vita: le sconfitte forgiano più delle vittorie e solo chi sa rialzarsi potrà provare emozioni ancora più forti. «Gigi non ha bisogno di parole ma di obiettivi – ha detto Khedira – Lo aiuteremo a vincere la Champions». Il buon Sami ha capito tutto.