ORA TIRA ARIA DI RESTAURAZIONE
Quasi un Congresso di Vienna. I rivoluzionari di Sarri potevano sprofondare i campioni reggenti a -7, invece, alla prima caduta, il Napoli, si ritrova la Juve a -1. Vero che domani l’Inter, unica imbattuta, potrebbe prendere il comando, ma è anche vero che sabato prossimo, se batterà i nerazzurri allo Stadium, Allegri si addormenterà in vetta alla classifica, almeno per una notte.
Quasi un Congresso di Vienna. I rivoluzionari di Sarri potevano sprofondare i campioni reggenti a -7, invece, alla prima caduta, il Napoli, si ritrova la Juve a -1. Vero che domani l’Inter, unica imbattuta, potrebbe prendere il comando, ma è anche vero che sabato prossimo, se batterà i nerazzurri allo Stadium, Allegri si addormenterà in vetta alla classifica, almeno per una notte. La Signora tornerebbe sul suo trono, appunto. Tira aria di Restaurazione, ma è presto per fare la storia. Anche se, dopo il partitone del San Paolo, abbiamo due certezze solide. Prima: la Juve non ha intenzione di abdicare. Seconda: la sconfitta non ridimensiona le poderose e legittime ambizioni del Napoli.
Allegri ha disegnato la partita perfetta. Educato dal precedente dell’Inter al San Paolo, ha steso due linee compatte davanti alla propria area e ha asfissiato il genio offensivo dei rivali. Se c’è un modo per fermare il Napoli è strozzare i suoi triangoli nella culla. In fase di possesso, la Juve è stata bravissima a impostare da dietro con Pjanic e i difensori, a strappare in ripartenza con Douglas Costa e a infierire davanti con Dybala e Higuain. Solida e spietata. A livello di concentrazione e attenzione è stata la miglior Juve della stagione, con occhi da tigre che non si vedevano da tempo. Una squadra finalmente «connessa» per 90’ come chiedeva da tempo Allegri. Facile in notti come queste. Ora Max dovrà essere bravo a convincere Higuain che dall’altra parte ci sarà sempre un Napoli da punire per ottenere la stessa spettacolare rabbia agonistica e convincere tutti che anche a Marassi o al Bentegodi si deve lottare come al San Paolo. La vittoria di ieri farà bene al gruppo, lo cementerà, come hanno dimostrato le foto twittate a raffica già dallo spogliatoio. Non si sa se nei giorni scorsi ci siano state bufere intestine e rese dei conti, ma spesso i confronti più ruvidi generano energie nuove che alimentano imprese come quelle di ieri. Di sicuro il sacco del San Paolo segnerà una svolta nel campionato della Juve. Non è banale che nella notte più delicata, Allegri abbia pescato da un mercato spesso tenuto al margine: Matuidi, De Sciglio, Douglas Costa, che è una miniera preziosa ancora tutta da sfruttare. Sta crescendo qualcosa di nuovo. Anche tatticamente. A differenza delle sei precedenti, tutte perfettamente riconoscibili, dal 3-52 contiano al 4-2-3-1 stellare di Max, questa Juve ha la forma dell’acqua e una forza nuova: l’imprevedibilità. Che il Napoli, condannato a essere sempre la miglior replica di se stesso, non conosce, per scelta filosofica di Sarri e per disponibilità di una rosa, impoverita pesantemente dall’infortunio di Milik, unico centravanti di ruolo. Nel triste giorno del sorteggio mondiale, Insigne ha rivissuto l’incubo della sua squadra che sbatteva contro un muro di maglie gialle. Stavolta era in campo, ma è cambiato poco. Senza una boa di riferimento, senza la possibilità di competete con la fisicità bianconera, puoi cavartela solo se mulini tecnica a mille all’ora, se alzi l’intensità di un palleggio perfetto. In parte il Napoli c’è riuscito nella ripresa, ma, in generale, ha confermato l’appannamento recente: 25 gol nelle prime 7 giornate, 10 nelle 8 successive. Il Napoli ha imparato a vincere sporco, ma è condannato a essere felice solo se riuscirà a essere bello. Appartiene alla razza del Barça, non dell’Atletico Madrid.
Perdere ancora una volta con la Juve, ritrovarsi tutti addosso alla prima scivolata può essere sconfortante. Sarri dovrà essere bravo a intercettare i pensieri bui e a lavorare per alternative tattiche immediate (4-2-3-1?) o future (quando arriverà Inglese o chi per lui). Questo Napoli, forte e maturo può ancora tutto. Come prima. Vienna è lontana. Il trono dello scudetto non ha padroni certi.