«Ok alla riforma, ma con regole certe»
Legge, torna l’Albo dei procuratori. Branchini: «Servono controllo e intese con Serie A e Figc»
Giovanni Branchini è uno dei patriarchi. Tra i fondatori dell’assoagenti ha contribuito a stendere nel ‘90 il primo regolamento d’intesa con la Figc. Ha avuto anche incarichi internazionali. Ora parla super partes e lancia vari messaggi. «Questa nuova legge sugli agenti va incontro alle richieste della categoria e non può che avere il mio consenso. Però...»
Qual è il però?
«Va bene il ritorno dell’albo professionale e degli esami. Ma non vorrei peccassimo di superficialità. Visto il momento di “interesse” nei confronti della nostra situazione non dobbiamo accontentarci di vincere un’unica battaglia, lasciando perdere l’obiettivo più importante»
Quale?
«Con l’eventuale egida del Coni ci saranno nuove norme. Ma chi le redigerà e soprattutto chi si occuperà di farle rispettare? Senza questa garanzia rischiamo di restare al punto di partenza».
Cosa serve allora?
«In questi anni la Figc, inspiegabilmente, non ha mai risposto ai nostri appelli. L’auspicio è che i nuovi governi all’orizzonte in via Allegri a Roma e in via Rosellini a Milano siano più sensibili. Ma mi rimane il serio timore che questa riforma nata in Parlamento non smuova in realtà le acque».
Cosa occorre?
«Da anni dialoghiamo bene con l’Assocalciatori, ma manca un rapporto con la Lega di Serie A e con i vertici federali. Sono loro i nostri interlocutori naturali e per migliorare le condizioni di lavoro serve un’intesa con loro. E, su larga scala, con la Fifa».
Qual è la sua paura?
«Non basta costruire un nuovo castello di norme. Bisogna coinvolgere Figc e Fifa per poter dar vita ad una seria collaborazione finalizzata a risolvere i problemi di oggi e a monitorare sul nascere quelli che verranno».
È pessimista.
«No, sono realista. Il ruolo del procuratore è oggi sempre più rilevante, dobbiamo eliminare equivoci ed eccessi. Io dico da sempre che va punito chi sbaglia. Ma per far ciò serve che qualcuno si prenda la briga di controllare che le regole vengano rispettate».
A chi tocca?
«In passato la Fifa ha denunciato il fenomeno, ma non è mai intervenuta. E la deregulation ha fatto il resto. Ora, però, sarebbe il caso di chiamare i governanti del calcio a prendersi le loro responsabilità. Perciò dobbiamo coinvolgerli. Non dribblarli».