Nasce il Giro Rosa Il via da Verbania Arrivo a Cividale
Presentate tre delle dieci tappe della 29a edizione: nella penultima si salirà lo Zoncolan
Si sale sempre di più. Come movimento di massa, credibilità, difficoltà. Il Giro d’Italia donne pianta un’altra bandierina nella storia: lo Zoncolan, versante di Ovaro, quello dei professionisti. Sabato 14 luglio, nona e penultima tappa: da Tricesimo alla montagna carnica, 104 km, con 10,1 km di ascesa finale all’11,9% medio, punte del 22% e quel tratto centrale terrificante al 15% di media in 5 km. Elena Cecchini, campionessa di casa, dice orgogliosa e preoccupata: «Ci sarà da soffrire, ci sarà tanta gente a bordo strada, ma per noi ci sarà anche tanto onore in questa grandissima giornata. Lo Zoncolan non si può allenare, è troppo difficile: credo che monteremo il 34/36x32 come rapporto». Pensate: proprio le ragazze scoprirono questa salita, sei anni prima dei maschi, al Giro 1997: versante di Sutrio, vinse Fabiana Luperini.
STORIA Siamo alla 29a edizione del Giro Rosa, organizzato dalla «4erre» di Beppe Rivolta: 25 squadre di 7 cicliste. Il ministro dello sport, Lotti, vuole la presentazione a Roma tra gennaio e febbraio. Perché non è più una corsa minore. È la gara simbolo di uno sport che, al femminile, sta cambiando le nostre città. Le donne sono le prime utenti della bici come mezzo di trasporto. Il fenomeno rosa sta esplodendo. Dice Rivolta: «Mai vista tanta gente a bordo strada come nel 2017». Dieci tappe, via da Verbania (Piemonte) con una cronosquadre di 15 km, venerdì 6 luglio. Chiusura domenica 15 a Cividale del Friuli: 121 km, arrivo sul Ponte del Diavolo due anni dopo la tappa del Giro pro’.
FESTA Il Friuli-Venezia Giulia non tradisce mai. Con la regia di Enzo Cainero, dal 2003 la corsa Gazzetta è stata 16 volte in regione, e s’è conclusa nel 2014 con la vittoria di Quintana a Trieste. Quest’anno la Grande Partenza donne ad Aquileia, nel 2018 ancora lo Zoncolan al maschile e le ultime due tappe femminili. Spiega Rivolta: «Vorrei che nascessero altre squadre, che ci fosse più visibilità. Abbiamo bisogno di sponsor sempre più importanti. Noi abbiamo raddoppiato anche il montepremi, ora è di 40 mila euro. Il merito del successo è tutto delle ragazze, che lottano per far capire chi sono». E non poteva dimenticare Claudia Cretti, la bergamasca caduta e salvata all’ospedale Rummo di Benevento. Lacrime agli occhi, Rivolta commuove il teatro di Tricesimo: «È nel cuore di tutti. Abbiamo passato giorni tremendi, abbiamo pianto. Ora ce l’ha fatta: c’è stato qualcuno, più in alto di tutti noi, che ha detto “forza Claudia”».