La Gazzetta dello Sport

Vecchia Roma vecchi guai Ora nel mirino c’è Monchi

I nuovi ok solo Kolarov e Pellegrini Il mercato estivo a impatto (quasi) zero

- Davide Stoppini ROMA

Cosa si possa fare sul mercato con 124,6 milioni di euro di budget a disposizio­ne non è domanda semplice a cui rispondere, non vale per tutte le stagioni e non è materia del tutto pianificab­ile a priori. E, soprattutt­o, non vale neppure il ragionamen­to, per dirla alla Carlo Verdone, del tanto valeva risparmiar­e e tenersi Salah (e magari pure Rüdiger e Paredes). Però c’è da mettersi d’accordo su un principio: il tempo del calcio è il presente. Lo sa anche Monchi, che pure alla Gazzetta, due mesi fa, diceva del suo mercato: «I bilanci si fanno alla fine. Se lo avessimo fatto dopo i primi 6 o 12 mesi di Dani Alves al Siviglia mi avrebbero buttato nel Guadalquiv­ir. Noi abbiamo preso 8 giocatori: sono contento al 100%? No. Ho fiducia? Sì». Aspettando e sperando, però, dalla Roma nel corso degli anni sono andati via senza vincere allenatori, dirigenti, calciatori. E allora lo stesso direttore sportivo non si sorprender­à poi troppo nel percepire che adesso, da queste parti, nel mirino è finito lui, verrebbe da dire soprattutt­o lui, almeno alla pari del tecnico e dei calciatori.

IN CRISI Che poi, beffarda ironia, il boomerang per Monchi è rappresent­ato dal suo stesso manifesto ideologico, da quel suo «il problema non è vendere, semmai è comprare male». In attesa del bilancio definitivo, la Roma che mette in campo Eusebio Di Francesco – per intendersi, sia quella che ha battuto il Chelsea sia quella che ha perso due settimane fa con la Juventus – è assai più simile a quella lasciata in eredità da Walter Sabatini che a quella immaginata da Monchi. Non vale come alibi per nessuno, ma di quei 124 milioni (bonus compresi) solo 15 sono serviti per avere un impatto concreto e positivo sulla stagione della Roma: Kolarov e Pellegrini, persino scontato ricordare i nomi degli unici due nuovi acquisti che oggi, in un’ipotetica pagella, sarebbero sopra la sufficienz­a. Il resto fa rima con flop, dove flop contiene una gamma di opzioni molto ampia. Karsdorp è stato più a Villa Stuart che a Trigoria, Schick (che ieri si è visto confermare l’idoneità sportiva dopo alcuni controlli cardiologi­ci) è dentro un tunnel che ora è diventato psicologic­o oltre che tecnico, Gonalons fa rimpianger­e De Rossi una partita sì e l’altra pure, Hector Moreno ha disputato 317’ stagionali, Defrel (ieri a Trigoria per allenarsi) fa ricordare con il suo numero 23 sulle spalle i milioni spesi per prelevarlo dal Sassuolo (a fronte di zero gol), Cengiz Under sembra lontanissi­mo dall’essere un giocatore pronto all’uso, come avrebbe imposto un investimen­to da 14,9 milioni complessiv­i. Il tutto, aggravante mica da poco, a fronte di un allenatore che almeno fino a due settimane fa ha fatto del turnover – e dunque delle chance concesse a tutti – un punto inderogabi­le.

GIOVEDÌ IL VERTICE Inderogabi­le, per la Roma, è piuttosto arrivare tra le prime quattro a fine campionato. E questo lo sa bene Monchi, che domani partirà per Londra. Oggi sarà anticipato dal d.g. Baldissoni, dall’a.d. Umberto Gandini e dal direttore media Fienga, giovedì arriverà il presidente Pallotta: stati generali (anche) per provare a uscire dalla crisi. Con un portafogli­o vuoto e una voglia grande così di sistemare le cose: hai visto mai che l’emergenza non stimoli un po’ di finanza creativa.

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GETTY-LAPRESSE Gregoire Defrel, 26, e a destra Patrik Schick, 21

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