Ore 5: Froome va già in bici Il caso-Vuelta è nella fase calda
Tra gennaio e febbraio potrebbe arrivare una proposta di sanzione. Il re di 4 Tour debutterà come previsto fra 36 giorni?
In sella alle 5.04 del mattino. Un’uscita di 224,5 chilometri: 2.087 metri di dislivello, 5.55’31” in bici. Data riportata: 7 gennaio, due giorni fa. Chris Froome è in Sud Africa, il Paese dove ha passato l’adolescenza. Si sta allenando lì, come diverse volte in passato: neppure gli inizi all’alba sono una novità. E non è previsto che raggiunga i compagni del team Sky nella consueta base di Maiorca, dove è in corso il secondo ritiro stagionale e dove non ci sarà, contrariamente alle abitudini, la giornata per la stampa. Il caso deflagrato lo scorso 13 dicembre — il «risultato analitico avverso» per eccesso di salbutamolo all’ultima Vuelta, vinta davanti a Nibali — tiene banco ed è ancora in corso. Ma una volta data la risposta a una domanda tutto sommato facile — «Dove sta Chris ora?» — gli interrogativi restano tantissimi.
PROGRAMMA Froome aveva annunciato la partecipazione al Giro 2018 e ragionava su questo programma di avvicinamento: debutto il 14 febbraio (Ruta del Sol o Volta Algarve), Tirreno-Adriatico, Tour of the Alps. Comunicazioni di cambi non ne sono state (per ora) fatte: Chris non è sospeso. Il salbutamolo è il principio attivo del Ventolin, antiasmatico, e l’Agenzia mondiale antidoping lo inserisce in una lista di «sostanze specifiche» che non rendono automatica la sospensione da parte delle autorità. Il corridore o la squadra possono decidere di auto-sospendersi, ma non è stato fatto. Se Sky avesse fatto parte del Movimento francese per il ciclismo credibile (Mpcc), che ha regole diverse, avrebbe dovuto invece fermare Froome. Oppure uscire dal Movimento.
TEST Il controllo sotto esame è quello della 18a tappa, 7 settembre: 2.000 ng/ml nelle urine di salbutamolo contro un limite di 1.000, con la conferma del campione B (analisi effettuate a Madrid). Quel giorno Froome riguadagnò su Nibali 21 dei 42 secondi persi nella tappa precedente, la più difficile per lui. La notifica è datata 20 settembre: in quella data Chris vinse il bronzo mondiale della crono. I limiti inalatori per il salbutamolo — la cui assunzione per via orale o endovenosa è del tutto vietata — sono chiari: massimo 800 mg in 12 ore, oppure 1.600 in 24. Fino a 16 «puff», in altre parole. Quel valore di 2.000 equivarrebbe al doppio. È alto. Molto alto. Froome era leader della Vuelta dalla terza tappa, e quindi controllato tutti i giorni. Negli altri test, non aveva mai superato i 600 ng/ml.
PROCEDURA Ma un «risultato analitico avverso», secondo le leggi vigenti, non rappresenta necessariamente una violazione della legge antidoping. È per questo che è cominciata una battaglia legale fatta di esperti, perizie, documenti, test volti a simulare le condizioni della Vuelta, studi scientifici. Che è ancora in corso. Froome deve riuscire a dimostrare che quel valore così alto è legato a motivi metabolici e organici: per esempio, disidratazione e riduzione dell’escrezione renale del farmaco. Di sicuro, in questo momento, non è la Cadf (Cycling Anti-doping Foundation) a dovere ricevere la corposa memoria difensiva di Froome e Sky: indipendente per statuto, la Cadf è incaricata dall’Uci della strategia antidoping, in particolare dei test. Una volta venuta a conoscenza del risultato analitico avverso, ha informato il «Lads», l’ufficio legale antidoping dell’Uci.
SCAMBI È questo ufficio, che si avvale delle competenze dell’avvocato ticinese Antonio Rigozzi come consulente legale esterno, a ricevere le informazioni e in generale a «interfacciarsi» con Sky, assistita dal legale britannico Mike Morgan, molto quotato e specializzato in diritto sportivo. Realisticamente, si può pensare che tra questo e il prossimo mese si tireranno le somme e il «Lads» proporrà all’atleta una «Acceptance of consequences», una sorta di proposta di sanzione (teoricamente potrebbe essere convinta del tutto delle spiegazioni e dichiararlo ’pulito’: non facile). Se Froome accettasse, la vicenda si fermerebbe ma ci potrebbe essere la possibilità di appello da parte della Wada (o anche dell’agenzia antidoping britannica). Se Chris rifiutasse, allora il caso approderebbe al Tribunale antidoping dell’Uci, struttura indipendente voluta dalla federazione internazionale dal 2015. La decisione può essere appellata davanti al Tas: non solo dall’Uci e dall’atleta, ma anche dalla Wada e dalla federazione nazionale di appartenenza.
DOMANDA All’interrogativo «Quando finirà» nessuno è in grado di rispondere ora con certezza. Ma il rischio dei tempi lunghi è evidente e l’altro ieri il vicepresidente Uci Renato Di Rocco ha ribadito che esiste la possibilità — paventata da subito — di un bis del caso Contador, che perse a tavolino il Giro 2011 per le conseguenze del caso clenbuterolo al Tour dell’anno prima. «Non abbiamo infranto le regole e lo dimostreremo»: la posizione di Sky è questa ed è tutto da vedere se una sanzione non eccessiva sarebbe accettata. Se sarà acclarata una violazione della normativa antidoping, il «range» è molto ampio: si va da una semplice reprimenda a quattro anni, a seconda della sostanza e del livello di colpa o negligenza. Vuelta (che passerebbe a Nibali), bronzo mondiale, carriera macchiata: Froome rischia tanto. Intanto, pedala in Sud Africa.
LA SITUAZIONE Chris si sta allenando in Sud Africa, nella zona di Johannesburg Sky continua a fare quadrato attorno al suo leader: il dossier è corposo