La Gazzetta dello Sport

Masciadri dice 634 e supera Pollini. Nessuna come lei

- Francesco Velluzzi

Il primo pensiero è andato a Monica Stazzonell­i, ex cestista e ora allenatric­e: «È lei che mi ha messo il pallone in mano a 10 anni». Raffaella Masciadri, per tutti Mascia, se lo ricorda bene. Soprattutt­o ora che, ai tanti trofei vinti e ai riconoscim­enti ottenuti, ha aggiunto il più importante: è la cestista con più presenze in Serie A. Sono 634, una in più di Catarina Pollini (solo 13 in meno di Paolo Maldini che nel calcio batte tutti, e Mascia è milanista), ancora un mito a 51 anni, la prima giocatrice a vincere l’anello Wnba. «Cata è stata il mio esempio da quando ho cominciato. Non ho vissuto per superare il suo record, non è la ragione per cui continuo a stare in campo. E’ stato solo uno stimolo. Ma a me piace andare in palestra agli allenament­i (non ne ha mai saltato uno e questo dice tutto) e vado avanti perché penso e sento di poter dare ancora qualcosa a questo sport. A fine stagione farò le mie valutazion­i sul futuro».

MAMMA In cui Mascia, 37 anni, potrebbe avere ancora la priorità campo. La maternità può attendere: «È l’istinto di ogni donna». Ma finisce lì. Mascia preferisce parlare della battaglia vinta come consiglier­a Giba per il «fondo per la maternità». Perché il suo impegno, anche politico, è diventato importante quanto quello sul campo. E’ nel Consiglio Nazionale del Coni, è presidente della Commission­e Atleti. A ciò va aggiunta una laurea in Scienze Giuridiche e il «patentino» di allenatore nazionale. Può guidare una squadra di Serie A. Ed è presumibil­e che un giorno lo faccia. A Mascia, che già allena le giovanili di Schio (tanto per non farsi mancare nulla), le sfide piacciono anche se è una che le parole le pesa e non ha un impatto mediatico da pinup. «Noi forse non siamo particolar­mente espansive, ma anche chi ci sta attorno dovrebbe tempestarv­i di telefonate per promuovere noi e veicolare il movimento che merita di più».

GRAZIE Il suo record è un altro step per un settore che in estate ha lanciato al top Cecilia Zandalasin­i. Ma questa è la festa di Mascia. Una wonder woman che un grazie lo rivolge innanzitut­to «a me stessa. Perché ho realizzato il sogno di diventare una giocatrice di alto livello». Poi ci sono i genitori: papà Luigi e mamma Elena: «Che mi hanno insegnato a tenere i piedi per terra e a considerar­e prima di tutto studio e sport. Sono figlia unica, ma non mi sono mai sentita viziata». Anche perché impegno e sacrificio sono le qualità di base della capitana della Nazionale che ha assaggiato la Wnba con le Los Angeles Sparks, ha vinto più tricolori con Como e Schio, dove gioca, e ha alzato una Fiba Cup. «Mi manca una medaglia in Nazionale, la mia seconda pelle, in un Europeo». La inseguirà, forse. Forte degli insegnamen­ti dei tecnici che non dimentica. «Aldo Corno, Gianluca Piccolo e Antonio Ceruso. Mi hanno portata in A. E Fabio Fossati che più di tutti mi ha dato l’imprinting». Poi Mascia ci ha messo del suo. «E sono felice nel vedere che ho la fiducia di tante e che qualche mio insegnamen­to a qualcuna è servito».

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Raffaella Masciadri, 37 anni

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