Masciadri dice 634 e supera Pollini. Nessuna come lei
Il primo pensiero è andato a Monica Stazzonelli, ex cestista e ora allenatrice: «È lei che mi ha messo il pallone in mano a 10 anni». Raffaella Masciadri, per tutti Mascia, se lo ricorda bene. Soprattutto ora che, ai tanti trofei vinti e ai riconoscimenti ottenuti, ha aggiunto il più importante: è la cestista con più presenze in Serie A. Sono 634, una in più di Catarina Pollini (solo 13 in meno di Paolo Maldini che nel calcio batte tutti, e Mascia è milanista), ancora un mito a 51 anni, la prima giocatrice a vincere l’anello Wnba. «Cata è stata il mio esempio da quando ho cominciato. Non ho vissuto per superare il suo record, non è la ragione per cui continuo a stare in campo. E’ stato solo uno stimolo. Ma a me piace andare in palestra agli allenamenti (non ne ha mai saltato uno e questo dice tutto) e vado avanti perché penso e sento di poter dare ancora qualcosa a questo sport. A fine stagione farò le mie valutazioni sul futuro».
MAMMA In cui Mascia, 37 anni, potrebbe avere ancora la priorità campo. La maternità può attendere: «È l’istinto di ogni donna». Ma finisce lì. Mascia preferisce parlare della battaglia vinta come consigliera Giba per il «fondo per la maternità». Perché il suo impegno, anche politico, è diventato importante quanto quello sul campo. E’ nel Consiglio Nazionale del Coni, è presidente della Commissione Atleti. A ciò va aggiunta una laurea in Scienze Giuridiche e il «patentino» di allenatore nazionale. Può guidare una squadra di Serie A. Ed è presumibile che un giorno lo faccia. A Mascia, che già allena le giovanili di Schio (tanto per non farsi mancare nulla), le sfide piacciono anche se è una che le parole le pesa e non ha un impatto mediatico da pinup. «Noi forse non siamo particolarmente espansive, ma anche chi ci sta attorno dovrebbe tempestarvi di telefonate per promuovere noi e veicolare il movimento che merita di più».
GRAZIE Il suo record è un altro step per un settore che in estate ha lanciato al top Cecilia Zandalasini. Ma questa è la festa di Mascia. Una wonder woman che un grazie lo rivolge innanzitutto «a me stessa. Perché ho realizzato il sogno di diventare una giocatrice di alto livello». Poi ci sono i genitori: papà Luigi e mamma Elena: «Che mi hanno insegnato a tenere i piedi per terra e a considerare prima di tutto studio e sport. Sono figlia unica, ma non mi sono mai sentita viziata». Anche perché impegno e sacrificio sono le qualità di base della capitana della Nazionale che ha assaggiato la Wnba con le Los Angeles Sparks, ha vinto più tricolori con Como e Schio, dove gioca, e ha alzato una Fiba Cup. «Mi manca una medaglia in Nazionale, la mia seconda pelle, in un Europeo». La inseguirà, forse. Forte degli insegnamenti dei tecnici che non dimentica. «Aldo Corno, Gianluca Piccolo e Antonio Ceruso. Mi hanno portata in A. E Fabio Fossati che più di tutti mi ha dato l’imprinting». Poi Mascia ci ha messo del suo. «E sono felice nel vedere che ho la fiducia di tante e che qualche mio insegnamento a qualcuna è servito».