La Cassazione: da sequestrare tutte le scuole a rischio sismico
Giudici: «Il terremoto non è prevedibile» Sono in aree pericolose oltre 15 mila istituti
Iterremoti, nelle zone d’Italia classificate a rischio, «non sono prevedibili». E per questo i sindaci delle aree sismiche (a vario livello) non devono opporsi al sequestro delle scuole che possono essere a rischio crollo. Lo stabilisce la Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso della procura di Grosseto nei confronti di Francesco Limatola, sindaco di Roccastrada, in Toscana, indagato per omissione di atti di ufficio per non aver chiuso la scuola della frazione di Ribolla, «nonostante dal certificato di idoneità statica dell’immobile, redatto il 28 giugno 2013, emergesse la non idoneità sismica». Secondo i giudici della Cassazione sono da chiudere a scopo di prevenzione, in attesa di ristrutturazione o della costruzione di nuovi edifici, tutte le scuole che non rispettano in pieno gli standard di sicurezza anticrollo in caso di terremoto, anche nel caso in cui lo scostamento dai parametri sia minimo. E anche se la struttura si trova in una zona a basso rischio sismico. «Ancora non abbiamo la sentenza e prima di ogni tipo di commento dobbiamo leggerla», ha detto il sindaco di Roccastrada, Limatola, coinvolto nella vicenda.
ALLARME E sulle condizioni delle scuole italiane nelle aree a rischio sismico, arrivano i numeri preoccupanti elaborati da Legambiente. Oltre il 41% delle scuole (15.055) è in zona sismica 1 e 2, cioè a rischio di terremoti fortissimi o forti. Ci sono 992 progetti finanziati in 4 anni, tra interventi per adeguamento sismico e nuovi edifici, di cui solo 532, pari al 3,5% del totale, in aree a rischio elevato. E poi c’è il 43,8% degli edifici dei capoluoghi che necessita di manutenzione urgente. Legambiente rileva che, con questi dati, occorrerebbero 113 anni per mettere in sicurezza le scuole nelle aree più fragili del Paese. A Messina, per esempio, una città in area si- smica 1 con 115 edifici scolastici di cui ben 96 risalenti a prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica, la messa in sicurezza complessiva, continuando con gli attuali ritmi (18 interventi in quattro anni), si realizzerebbe nei prossimi 150 anni. Oltre il 60% degli edifici, infatti, è stato costruito prima del 1976, cioè prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica, e il 43,8% del campione necessita di urgenti interventi di manutenzione.