Tutti i «turbanti» di Chiellini Ci mette testa e sangue
Contro il Cagliari l’ennesimo turbante della carriera Così il difensore da 13 anni si «spacca» per la maglia
Ècome una corona: ogni volta che la benda si arrotola sulla testa, Chiellini torna a essere re. Re Giorgio, da 13 anni coraggioso sovrano della difesa juventina, baluardo e martire dietro alle linee nemiche. Dove gli altri hanno paura con i piedi, lui mette la testa e la scena è sempre pulp: cola copioso il sangue del guerriero ferito. L’ultima benda della collezione autunno-inverno 2017-18 è arrivata a Cagliari, partita battagliata come poche in una delle migliori stagioni di Chiellini: il nuovo bunker di Allegri passa anche dalla forma del centrale, tirato a lucido come un ragazzino. In Sardegna la benda era blu, secondo nuova consuetudine: il classico bianco ha accompagnato ogni grande duello del passato, è stato un’estensione (sanguinante) del corpo, un segno di identità. Il più caro per il Chiello è anche il più prestigioso: lo indossava quando nel recupero della semifinale di Champions del 2015 contro il Real faceva fluttuare Ronaldo in aria con un tackle. Come un’asteroide, la forza dello schianto fece sobbalzare pure i tifosi allo Stadium: festeggiarono per il fallo ruvido del difensore col turbante forse più del 2-1 di Tevez.
DA EUROPA LEAGUE Le decine di copricapi vari, messi addosso in fretta per frenare decine di emorragie, hanno un alto valore simbolico: Chiellini si spacca la testa, dà il sangue per la sua squadra. Certo, la frequenza superiore a qualsiasi media tra i giocatori di A finisce per scatenare battute: sui social trovi il romantico che sogna «una storia d’amore come quella di Chiello col turbante». C’è chi pensa già al Carnevale e per travestirsi da 3 bianconero passerà dalla farmacia per comprare una garza. Qualcun altro, invece, si preoccupa per la vita di coppia: «Oramai se Chiellini torna a casa senza turbante, la moglie non lo riconosce e lo lascia fuori». Una cosa è certa: su quella testa ci sono oltre 50 punti, roba quasi da Europa League. Sedici soltanto negli ultimi mesi: otto dopo la partita col Cagliari e otto dopo la vittoria casalinga in Champions con l’Olympiacos. La testa e le sopracciglia le parti più martoriate, con oltre dieci tagli profondi, e poi il povero naso, fratturato tre volte. La prima all’alba della sua avventura con la Juve, quando Capello aveva visto negli occhi il sacro fuoco che guida ancora Chiello: non era solo una amichevole estiva nel 2005 col Benfica, ma l’epifania di cosa sarebbe successo.
ALLE SPALLE In quel sanguinare continuo, però, anche ragioni tecniche: i salti di Giorgio alle spalle e in anticipo sul difensore, il pallone colpito dall’alto verso il basso mentre l’avversario (nell’ultimo caso Pisacane) sta ancora andando su. Certo, a volte le teste dure hanno la stessa maglia: a inizio 2015 contro il Napoli di Benitez, su angolo di Vidal, una gran capocciata al compagno Caceres. Anche allora, puntuale, arrivò la corona sulla testa del re.