La Gazzetta dello Sport

Ecco Boulanger, il re delle mappe «Fotografo in 3D carte di 12 metri»

●«Puoi stare al bivacco o in Europa, alla fine ti serve solo una linea satellitar­e»

- Maria Guidotti

Amato dai piloti, odiato dagli organizzat­ori, il map man è una delle figure più discusse di questa Dakar 2018. Nelle sapienti mani di un esperto, un road book di 12 metri fitto di note, frecce e disegni stilizzati che indicano il cammino, può diventare un bel giro in elicottero sopra la speciale del giorno dopo, una fotografia tridimensi­onale della tappa, chilometro dopo chilometro.

L’UOMO DELLE MAPPE Marc Coma, il direttore sportivo del Rally, sta facendo di tutto per ridare importanza alla navigazion­e, con nuovi way point e partenze come nelle tappe 2 e 5 con le auto ad aprire la pista davanti alle moto. La navigazion­e è anche uno strumento prezioso per ridurre la velocità, ma quanto più complicata è la navigazion­e, tanto più necessaria diventa la figura del map man. Tutte le squadre ufficiali ne hanno uno, può lavorare dal bivacco o dall’Europa. L’importante è avere una linea satellitar­e. «Appena l’organizzaz­ione consegna i road book della tappa del giorno successivo ci mettiamo al lavoro», racconta Edouard Boulanger, francese di nascita, ma torinese d’adozione, assoldato da Ktm e Toyota. Ha iniziato questo lavoro nel 2011 con Michel Perin, il co-pilota di Chicherit, e si ricorda ancora il commento di Jean-Paul Cottret, il co-pilota di Stephane Peterhanse­l. «E’ stato come attraversa­re quei luoghi per la seconda volta», dopo avergli mostrato il percorso sul computer la sera precedente. PROGRAMMA Con 8 anni di esperienza, Boulanger è in grado di trascriver­e tutto il percorso nello stesso tempo impiegato dai piloti in moto, vale a dire 260 km in circa 3 ore. «Utilizziam­o un programma tipo google earth che rende fedelmente una foto in 3D delle zone attraversa­te. Per essere sicuro di aver ben individuat­o tutti i way point, anche quelli introdotti lo scorso anno da Coma, una volta arrivati al traguardo, ripercorro il percorso al contrario». Dopo questa prima parte, segue l’analisi. «Ogni pilota ha un diverso modo d’interpreta­re il road book. Sam Sunderland vuol essere sicuro dei CAP, Toby Price o Matthias Walkner, invece, hanno più un approccio visivo. Preferisco­no visualizza­re i punti più importanti dove poter fare la differenza o quelli più difficili». Per rendere la navigazion­e più complicata, quest’anno una singola nota può contenere anche tre informazio­ni diverse. «Questo rende il road book intenziona­lmente più approssima­tivo e complicato» E le auto? «Con i co-piloti parliamo un’altra lingua. Sono dei profession­isti ed entriamo nel dettaglio dei passaggi più critici».

IL LAVORO INIZIA APPENA ARRIVA IL ROAD BOOK DEL GIORNO DOPO

EDOUARD BOULANGER MAP MAN KTM E TOYOTA

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