La Gazzetta dello Sport

ZHANG, GUARDI IL CARISMA DI ZENGA

Il grande ex sfida i nerazzurri da tecnico del Crotone

- CONDÒ CONFIDENTI­AL di PAOLO CONDÒ twitter: @PaoloCond

In un week-end di libertà dei tempi in cui allenava a Bucarest, Walter Zenga porta a Milano la sua promessa sposa, Raluca. Domenica mattina lei, appassiona­ta d’arte, gli agita sotto il naso un giornale in cui si elogia l’esposizion­e di Amedeo Modigliani a Palazzo Reale. «Mi porti a vederla?». Walter, che sullo stesso giornale ha letto che l’Inter gioca a San Siro alle 15, e s’è fatto pure un programmin­o, a malincuore non può che assecondar­la. Così i due si trovano a percorrere le sale del Palazzo, fermandosi ogni tanto a rimirare le opere del Maestro livornese. In una di queste soste Walter, che ha le orecchie tese per captare il risultato di San Siro, intercetta il dialogo di una coppia. «Caro, ma quel signore non è Zenga?». «Gli assomiglia, ma non può essere lui. Figurati se con l’Inter in casa viene a vedere Modigliani».

Oltre a descrivere i poteri di Raluca Zenga, donna speciale non solo perché bellissima, l’aneddoto inquadra il grado di interismo dell’uomo che stasera condurrà a San Siro il pericoloso Crotone. Zenga contro Zhang è un gioco di parole che incide nella carne dell’Inter, perché mette di fronte uno degli esempi più gloriosi (e bollenti) di attaccamen­to alla maglia e la leadership distante (e gelida) di questi tempi complicati. Naturalmen­te nessun interista auspica per oggi qualcosa di diverso da una vittoria sul Crotone: i tre punti non arrivano da due mesi esatti, e quel 3 dicembre Spalletti si issò addirittur­a al comando della classifica.

Ragionando a posteriori, il primato fu l’inizio della fine, perché al primo incidente di percorso la presunzion­e perduta di poter correre per lo scudetto ha zavorrato ogni ripartenza. Consapevol­e che il mercato di gennaio sarebbe stato difficile, Spalletti premette a ogni risposta sul tema un panegirico dei giocatori a sua disposizio­ne: mossa perfetta finché la squadra macinava punti, un po’ stantia dopo due mesi di brodini, quando la rosa stessa anziché sentirsi ripetere quanto è brava - avrebbe apprezzato un paio di inseriment­i supplement­ari. Detto questo, però, il ritorno di Zenga a San Siro suona minaccioso più per proprietà e dirigenza, nel senso che il confronto sentimenta­le è più stridente rispetto a quello tecnico. Chiamati a scegliere i loro eroi nella (bella) iniziativa della Hall of Fame, i tifosi dell’Inter stanno votando massicciam­ente Zenga tra i portieri, com’è giusto che sia. L’impression­e è che nel voto ci sia anche il rimpianto per l’amore «acceso» che la gente continua a dimostrare l’affluenza allo stadio parla chiaro ma che la proprietà ha disperso dopo le costose fregature del 2016 (Gabigol e Joao Mario). E non è tanto un discorso di fondi investiti, quanto di carisma. L’Inter avrebbe bisogno di uno Zenga. Non in panchina, dove Spalletti merita tempo. Molto più in alto.

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