Giammarioli c’è «Io non ho paura Pronto a far danni»
●Flanker per la prima volta titolare: «Sfiderò gli inglesi nell'uno contro uno. E se trovo un buco...»
«Da bambino i miei idoli erano McCaw e Parisse... Che dite, come mi sento?». Ha lo sguardo che brucia, Renato Giammarioli, 23 anni da compiere il 23 marzo, giorno di FranciaItalia. Conor O'Shea non ci ha pensato un attimo, folgorato dalle prestazioni con le Zebre di un flanker esplosivo, una furia negli uno contro uno, nel cercare gli spazi, nell'osare con la sfrontatezza bella di chi ha tanta fame da mangiarsi il mondo. A Padova Giammarioli aveva debuttato in azzurro a partita in corso contro il Sudafrica, adesso arriva la prima da titolare. Nel Sei Nazioni. Contro l'Inghilterra. «Ho comprato 25 biglietti per i miei amici di Frascati. In tribuna ci saranno mamma e papà. Dopo il diploma in Agraria ho smesso di studiare. Al momento non ho la ragazza. In testa ho solo il rugby: questo è un momento bellissimo. In stanza con quel diavolo di Minozzi, al debutto anche lui nel Sei Nazioni, ci stiamo sostenendo e caricando a vicenda».
O'Shea, dopo una super prova contro Ulster, con tanto di meta dopo 70 metri di corsa, aveva detto: «Visto che Giammarioli»? Stessa cosa dopo Padova. Sente la responsabilità?
«Non voglio deluderlo per la fiducia. E non voglio deludere chi ha creduto in me, ringrazio tanto le Zebre per il salto di qualità».
Se si è di Frascati, si gioca fatalmente a rugby...
«Non proprio. Mio papà Fabrizio era centro col Frascati, ora fa l'autista. Mi propose di andare al campo, ma prima ho praticato judo, calcio e nuoto. Tutto utile per l'atleta che sono adesso. Poi a 12 anni, col campo di allenamento a 500 metri da casa, era fatale che iniziassi a giocare anche io a rugby. All'inizio mi hanno messo all'ala, poi sempre flanker».
Tutto è filato liscio...
«Non direi. Appena iniziato mi sono rotto il naso. Mamma Cristina s'era preoccupata un po'. Dopo tre mesi ero di nuovo al campo. Poi c'è stato un momento in cui ho capito che questa sarebbe stata la mia vita».
Cosa è successo?
«Ero stato notato, mi chiamarono all'Accademia zonale Under 18 di Roma, a Ponte Galeria. Dopo un anno dissero che non ero pronto per il rugby. Per un attimo ho pensato di smettere. Pochi giorni dopo ho affrontato in un test l'Accademia vestendo la maglia di Frascati: li ho distrutti - sottolinea la frase con un compiacimento eloquente -. E subito dopo mi hanno richiamato come esterno. Non smetterò mai di ringraziare mia madre per i viaggi in auto da Frascati a Ponte Galeria e ritorno, tre volte la settimana. E le attese di 4/5 ore mentre mi allenavo. Poi da Frascati a Calvisano e poi alle Zebre. Tutto in fretta».
L'Inghilterra alla prima nel Sei Nazioni non è male.
«Lo so, mi tremeranno le gambe entrando dentro l'Olimpico. Chi ha mai visto 60mila tifosi che ti spingono? Ma sarà un attimo. Poi fisicamente sarà una sfida grande. Ma stiamo curando tutto nei particolari. Ci sentiamo col mental coach, sarà importante la vigilia. E sul piano fisico mi sento prontissimo a reggere l'urto. Se vedrò l'opportunità cercherò di infilarmi in ogni spazio possibile. Nei test sui 30 metri ho un record di 3"92, qui l'altro giorno ho fatto 4"05. Gli avversari? Rispetto, ma non timore. Penserò, come tutta la squadra, a fare il mio lavoro, che abbiamo preparato in settimana».
HA DETTO «Da bambino stravedevo per Parisse. Pronto all'urto inglese»
«L'Accademia mi bocciò. Li ho distrutti col Frascati e mi richiamarono»
Chi ringrazia per essere qui?
«La lista è lunga. Dico la famiglia per i sacrifici che ha fatto per me. Ho 6 tatuaggi, uno è la data di morte di mia nonna Raffaella».
Prossimo tatuaggio con la data 4/2/2018?
«Chissà. Vediamo». Risata e saluti.