Meret ora c’è «La A va veloce Cambio marcia come la Spal»
●Il portiere: «Devo migliorare nelle uscite alte La salvezza? Con qualche vittoria...»
Il sogno e la realtà per Alex Meret si sono sfiorati, poi si sono allontanati all’improvviso ma domenica scorsa si sono fusi riempiendo di gioia questo ragazzone col sorriso sincero e l’animo sereno. Otto mesi nel cammino di un uomo sono un periodo abbastanza limitato, ma se hai 20 anni e la voglia di prendere a morsi la vita ti sembrano lunghissimi. Dal 18 maggio 2017 al 28 gennaio 2018 Meret ha aspettato. Si è curato, ha sofferto, si è allenato, ma soprattutto ha aspettato. L’attesa, all’improvviso, si è conclusa.
Alex, dov’era finito?
«Nell’ultima fase della scorsa stagione ebbi i primi fastidi. Un’ernia inguinale non è scomparsa con la terapia conservativa. A ottobre sono stato operato a Monaco. Da un mese mi sento molto bene».
Quanto è stato difficile restare fermo così a lungo?
«Molto, ma mi è servito a crescere mentalmente. La cosa più difficile è stata continuare a ragionare da giocatore, fare i sacrifici di prima. Non sono uscito di più la sera, era tutto come prima tranne il fatto che... non giocavo. Comunque gli infortuni ti fanno apprezzare ancora di più la fortuna che hai».
Quando ha saputo che avrebbe giocato contro l’Inter?
«Il giorno prima. Il mister ha detto la formazione e il primo nome era il mio. Ho pensato: “finalmente”. Ci speravo perché avevo giocato tutta l’amichevole infrasettimanale. Con l’Inter avrei avuto l’opportunità di dare il mio contributo e divertirmi. Sì, divertirmi: il calcio è un gioco. Quando vai in campo devi pensare che è solo una partita, altrimenti la pressione può condizionarti».
Debuttare in A il giorno dei 40 anni di Buffon è un segno del destino?
«Una bella casualità: mi ha fatto molto piacere».
Tra l’altro Buffon debuttò a 17 anni pareggiando col Milan, lei a 20 pareggiando con l’Inter.
«Un’altra simpatica casualità... Lui non prese gol, io autogol, lui ha fatto la storia, io niente: devo dimostrare tutto, perfino di poter stare in A. Ho tenuto la maglia usata con l’Inter: sarà tra i ricordi più cari».
Nella partita precedente Gomis, dopo un ottimo girone d’andata, aveva commesso un errore. E’ difficile giocare sapendo che c’è un compagno forte e che un errore può costare caro anche a te stesso?
«Sicuramente non è facile. Alfred ha giocato benissimo, ci ha portato qualche punto. Per me la sua presenza è un grande stimolo. Semplici è bravo nella gestione del gruppo: vivere con la giusta leggerezza anche i momenti difficili ci toglie pressioni e ci fa affrontare le cose con equilibrio. Ci sono poche squadre che hanno due portieri ugualmente affidabili, è una carta in più per il tecnico, ma giocare due partite a testa sarebbe negativo per tutti. Comunque Alfred è una gran persona. Prima dell’Inter eravamo in camera insieme, mi ha dato consigli e tranquillità».
Cosa manca per essere al top?
«Non ho ancora i tempi sulle uscite alte. E mi devo adattare alla diversa velocità della A».
Da Buffon a Donnarumma, da Szczesny ad Allison, da Handanovic a Strakosha fino a... Meret: a livello di portieri, la A è il miglior campionato del mondo?
«Credo di sì perché la scuola di base italiana è di altissimo livello e quando gli stranieri arrivano qui vengono allenati dai nostri preparatori. La differenza si vede».
Come giudica i problemi che ha avuto Donnarumma?
«Non entro nelle sue scelte, dico solo che sono situazioni difficili da gestire a livello mentale. Lui è stato bravissimo a non farsi condizionare».
Buffon ha dato l’addio alla Nazionale. Chiuda gli occhi e mi dica i nomi dei tre portieri convocati all’Europeo 2020.
«Donnarumma, Perin, il terzo vedremo... Ci sono tanti giovani bravi, il campo decide».
Qual è la forza della Spal?
«Il gruppo. Non avremo qualità eccezionali, ma possiamo mettere in difficoltà chiunque. Spesso ci siamo trovati in svantaggio e abbiamo recuperato. Dobbiamo vincere solo qualche partita in più. Ci vuole poco a cambiare marcia».
È STATO SPECIALE DEBUTTARE IN A NEL GIORNO DEI 40 ANNI DI BUFFON
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