La Gazzetta dello Sport

I Giochi in balia del vento

●Lo specialist­a della libera nella sprint classica: «Spero in una gara dura e piena di sorprese. Klaebo non è invincibil­e. Aspetto questa grande occasione da 4 anni»

- Stefano Arcobelli INVIATO A PYEONGCHAN­G (SUD COREA)

Rinviato a giovedì anche il Gigante donne. Oggi chance di medaglia per Pellegrino, Fontana e Valcepina

Il destino ha voluto che al campione del mondo della Sprint in tecnica libera, cioè Federico Pellegrino, toccasse — nel segno dell’alternanza rispetto a un anno fa ai Mondiali e a 4 anni fa a Sochi —, la gara individual­e nel passo che predilige meno. Ma quando Chicco entra nell’arena non si tira indietro. Sui binari ha pure vinto nella stagione (2016) in cui divenne il primo non scandinavo a conquistar­e la Coppa del Mondo di specialità, e due Mondiali fa a Falun fece tremare i polsi a un pistolero come Petter Northug, chiudendo la volata 5o e soddisfatt­o. Era la prima volta che Chicco si prendeva la finale iridata sui binari. L’attesa è finita, piena di tante speranze e sensazioni. Il rivale principale, il norvegese Johannes Klaebo, è reduce dal 10o posto in combinata e dunque si porta sulle gambe 30 chilometri di stanchezza e pensieri non certo stupendi, visto che la tripletta è stato affare di altri vichinghi, non dell’asso più atteso, il leader di Coppa del Mondo nonché di specialità.

Pellegrino, ancora uno contro tutti (gli scandinavi)?

«I vichinghi sono tutti della stessa stoffa: vivono nel loro mondo, sono capaci di saltare di testa o di fare prestazion­i esagerate come Krueger. Klaebo è forte, ma anche lui è vulnerabil­e. La gara in classico impone che io vada a sfidarli sul loro terreno, che è pure quello di svedesi e finlandesi. Ma io andrei a sciare sulla luna».

La pista le piace?

«È molto dura ma non lunga. La tattica sarà importante anche per il vento. Sarà dura fisicament­e, soprattutt­o per la seconda salita che la renderà gara di resistenza. La neve giorni fa era molto lenta, ora si è velocizzat­a e non è male. L’ambientame­nto è andato bene, l’ultimo ritocco fisico è stato fatto, non mi resta che dare il massimo».

Il primo giorno della verità: da quanto tempo se lo immagina?

«Questa estate non sapevo come interpreta­re questa Olimpiade: mi dicevo “Oddio come mi avvicino?” Poi ho impostato tutto secondo un ordine cronologic­o, una gara alla volta. E una strategia nella testa».

Tradotto?

«In una gara in classico si riducono molto le qualità tattiche e si amplifican­o quelle fisiche, forse per questo ho fatto più fatica. Mi auguro sia una gara con elementi di sorpresa. A cominciare dalle temperatur­e: a -10, -15 abbiamo raramente gareggiato, sono situazioni diverse, elementi di difficoltà in più, scelte di materiali diversi che possono incidere e creare scompiglio. Io entro nella lotta, fiero di definirmi outsider».

Poi a tecnica libera si esalterà.

«Vedremo come andrà l’individual­e, nella Team sprint io e Noeckler siamo vice campioni del mondo, non possiamo nasconderc­i. Questa attenzione ce la siamo cercata stando sempre sul podio in 4 anni, ma la gara è tutta da costruire, col curriculum non si vincono le medaglie. Alla staffetta ci credo anche se mancano i risultati a dimostrarl­o: abbiamo un bel gruppo, compatto, l’intesa c’è, in quattro daremo più del massimo. Quando corri per un altro cui vuoi bene e con cui hai condiviso tante fatiche, si può tirar fuori un grande risultato. Io credo nel gruppo. In questi anni abbiamo ricostruit­o la base, a livello giovanile c’è da lavorare molto perché non si pensa al futuro. Visto Salvadori come lotta?».

Come ha gestito l’attesa?

«Quattro anni fa non ero pronto fisicament­e. Qui io non ho nulla da perdere, a 28 anni è una grande occasione: sono in gran condizione e con una maturazion­e adeguata. A Sochi arrivai con appena 4-5 podi, e in un contesto per me nuovo. Adesso è tutto diverso. Lì mi dicevo che mal che andasse ci sarebbe stato il 2018: ma questa Olimpiade la devo sfruttare».

È il salvatore del fondo?

«Questa idea, “tanto c’è solo Pellegrino” mi va bene perché consente ai compagni di stare tranquilli. Se io ho poco da perdere, loro anche meno. Ho le spalle larghe, i conti li faremo alla fine. Aspettatev­i sorprese».

Che gara sarà?

«Sono curioso anche io di vedere come la leggerò. Non sono preoccupat­o, mi piace il fascino di qualcosa di nuovo, interpreta­re, decifrare una gara difficile: più lo è, meglio è. Certo, dovrò superarmi contro avversari preparati, i russi sono un’incognita, anche senza Ustiugov ora c’è Bolshunov. Gli svedesi sono andati forte a Planica, i norvegesi sono tutti e 4 forti».

La sua fidanzata, Greta Laurent, è tornata nella top ten. Vi siete divertiti in questi giorni?

«Il fatto che stia andando forte mi fa sentire tanto bene».

«DIETMAR E IO, SUL PODIO DA 4 ANNI, NON POSSIAMO NASCONDERC­I»

IL GIUDIZIO DI CHICCO SUL COMPAGNO NOECKLER

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