LE NOMINE IN SERIE A Malagò, avanti con Miccichè Club perplessi sul dossier a.d.
●Il commissario: «Gli ho parlato, lo vedrò presto». Spunta un “contenzioso” tra Lega e Infront ma molti club vogliono De Siervo
Il giorno dopo Giovanni Malagò è, se possibile, ancor più ottimista: «È stata una grande e bella esperienza. Mi sembra di aver visto tutti decisamente soddisfatti di quello che si è fatto e detto. Tutte e 20 le società erano rappresentate. Penso sia un attestato di grandissimo rispetto: io l’ho per loro, e loro lo hanno nei miei confronti». Martedì il n.1 del Coni ha debuttato in via Rosellini da commissario della Lega e ha subito sorpreso tutti candidando il banchiere Gaetano Miccichè a presidente della Serie A. «Dopo aver fatto il suo nome ci siamo parlati e avrò modo di incontrarlo nei prossimi giorni», ha detto Malagò che spera di chiudere tutto – adeguamento dello statuto e nomine – il 19 marzo. Il prossimo appuntamento, ancora un incontro informale, è stato fissato per lunedì. Sarà una sorta di verifica degli umori delle società.
Quella di Miccichè, presidente della Banca Imi (gruppo Intesa San Paolo) e protagonista di importanti ristrutturazioni aziendali, è una candidatura autorevolissima: nessuna società mostra contrarietà. Qualcuna, per la verità, solleva timidamente una presunta incompatibilità con la carica di consigliere di Rcs, il cui socio di riferimento, Urbano Cairo, è lo stesso del Torino. Malagò, dal canto suo, non lo ritiene un ostacolo e va dritto per la sua strada. Ieri ha parlato al telefono con Claudio Lotito, assente nell’ultima riunione per impegni elettorali: il patron della Lazio gli ha spiegato che cercherà di esserci lunedì, scrutini permettendo. A diverse società non è piaciuto il metodo del commissario, da «uomo solo al comando». D’altronde, la Lega è sempre stata caratterizzata da una logica assembleare, che peraltro ha portato all’immobilismo. Sotto sotto cova un po’ di malumore. Per esempio per il modo con cui è stata bocciata la candidatura di Luigi De Siervo come a.d. della Lega.
Club come Torino, Napoli, Lazio, Udinese erano già infastiditi dai rinvii che hanno portato alla rinuncia di Tebas e dalle telefonate esplorative fatte partire dall’Italia che avrebbero messo in allarme le società di Liga (del resto l’autoritarismo di Tebas e certe sue prese di posizione a livello Uefa pare non andassero a genio a qualche società). L’incursione di Malagò sul dossier a.d. ha fatto il resto. In molti non si accontentano di «ripiegare» su quella che viene considerata la terza scelta, il seppur brillante manager Sami Kahale, e sono convinti che si possa recuperare la candidatura dell’a.d. dell’advisor Infront. Il commissario, che si è comunque ripromesso di cercare 1-2 alternative, ha evocato per De Siervo un conflitto d’interessi. Non tanto per il fatto che sia ancora in ballo l’assegnazione dei diritti tv ma per il pre-contenzioso in atto tra Infront e la Lega. In questi mesi c’è stato uno scambio di lettere in merito all’interpretazione della cosiddetta clausola Bogarelli: in sede di rinnovo del contratto ci si era accordati su una parte variabile legata alla permanenza di Bogarelli alla guida di Infront. Dopo il suo addio la Lega ha ritenuto di non riconoscere quegli 8 milioni a Infront, che invece li pretende. Toni civili tra le parti e c’è chi spera che proprio la nomina di De Siervo come a.d. della Lega, peraltro complementare con Miccichè vista l’esperienza specifica nel settore, possa propiziare la risoluzione del caso. A questo punto c’è chi chiede tempo sostenendo che non vi sia la necessità di ripristinare subito l’intera governance.
Qualche malumore per i metodi forti di Malagò ma per la presidenza c’è un nome autorevole