La Gazzetta dello Sport

Era tranquillo, studiava Nesta

●Dai ragazzi del Milan alla fascia della Viola passando dall’azzurro: storia di Davide

- Andrea Schianchi

Di fronte al dolore e all’assurdità del momento viene in mente una canzone che Davide Astori ascoltava spesso nelle lunghe ore dei ritiri, e forse l’ha ascoltata pure sabato sera. «Ho perso le parole, eppure ce le avevo qua un attimo fa». La voce di Luciano Ligabue si sovrappone alle immagini, ai ricordi, all’inevitabil­e rabbia. Quando è uscito «Radiofrecc­ia», nel 1998, Davide aveva 11 anni, studiava e giocava a pallone. Anzi: giocava a pallone e studiava, secondo l’ordine dei suoi desideri. Dal campo del Ponte San Pietro, provincia di Bergamo, a due passi da dov’era nato, frequenti erano i viaggi verso Milanello, visto che la società era gemellata con il Milan. Allenament­i, provini, partite. E nel 2001, finalmente, il sogno si realizzò: Davide aveva 14 anni e la grande porta del calcio si era spalancata. Adesso toccava a lui farsi valere. Con la sua tenacia e con il suo coraggio, con il suo carattere aperto e con quel piede sinistro tanto «educato» da convincere gli esperti selezionat­ori rossoneri. Franco Baresi, suo allenatore nella Primavera, non ebbe dubbi: questo ragazzo farà strada.

INIZIO Il Milan, quel Milan che aveva Nesta e Maldini al centro della difesa, era troppo per lui che si metteva ai bordi del campo di allenament­o e, come un allievo, studiava i movimenti del professor Nesta, il suo idolo. Quando gli proposero di trasferirs­i prima al Pizzighett­one e poi alla Cremonese, accettò la scommessa: sapeva che avrebbe dovuto fare la gavetta, sapeva che un’esperienza in provincia sarebbe stata necessaria per formarsi il carattere. A chi gli domandava, in un’intervista televisiva, quale fosse il suo pregio in campo e quale il suo difetto, rispondeva: «Il mio pregio è anche il mio difetto: la tranquilli­tà». Già, a volte giocava troppo tranquillo, troppo rilassato, forse consapevol­e di avere una superiore qualità tecnica rispetto alla media dei difensori. Il tempo, come sempre accade, lo indurì e lo migliorò. E domenica 14 settembre 2008 arrivò il grande momento: Siena-Cagliari, Davide era appena sbarcato in Sardegna. L’allenatore dei rossoblù era Massimilia­no Allegri. All’8’ del secondo tempo, complice l’infortunio di Canini, Astori debuttò in Serie A. Non fu una giornata fortunata, perché il Cagliari perse 2-0, ma la cartolina di quella partita Davide se la portò sempre con sé: fu l’inizio di una nuova vita.

DOLORE A Cagliari furono anni belli e intensi. Il pallone, ma anche le amicizie, quelle che magari ti fanno sentire meno solo lontano da casa. E poi il sole, la spiaggia, le sedute di abbronzatu­ra al Poetto, che erano una specie di allenament­o quotidiano. Sei anni pieni di tutto: di allegria e anche di dolore. Il 31 gennaio 2010 una zuccata da calcio d’angolo ed ecco il primo gol in Serie A: avversaria era la Fiorentina. Un anno e mezzo dopo il momento più buio: Cagliari-Napoli, era il 23 ottobre 2011. Astori chiuse su Lavezzi, il Pocho intervenne e la gamba di Davide fece crac: frattura del perone. Due mesi di stop, la riabilitaz­ione, la sofferenza e, soprattutt­o, la difficoltà a tornare ai livelli di prima. Ma Davide sapeva che il lavoro e la fatica lo avrebbero ripagato. D’altronde era già nel giro della Nazionale, il c.t. Prandelli lo seguiva e lo stimava, amava il carattere tosto e leale di questo figlio della Bergamasca, e lui non poteva deludere. Aveva anche esordito in azzurro, il 29 marzo 2011 a Kiev: Ucraina-Italia 0-2. Era entrato al 17’ del primo tempo per sostituire l’infortunat­o Chiellini e al 30’ della ripresa era stato espulso per doppia ammonizion­e. Lo avevano tradito i nervi, proprio lui che della tranquilli­tà faceva un punto di forza. Ma anche in quel caso riuscì a rialzarsi e il 30 giugno 2013 arrivò la gioia più grande: il primo gol con la maglia della Nazionale. Contro l’Uruguay nella finale per il terzo posto della Confederat­ions Cup. Nel 2013 l’incontro della sua vita: Davide conobbe Francesca Fioretti durante una festa di un amico comune e fu subito amore. I due, grandi appassiona­ti di viaggi, cominciaro­no a costruire un futuro insieme. Francesca, che aveva partecipat­o al «Grande Fratello» nel 2009 ed era un volto tv anche per Pechino Express, decise di abbandonar­e la carriera per la famiglia. Nel 2016 nacque Vittoria.

PROGETTO L’estate prima Davide fu al centro di un derby di mercato. Pareva destinato alla Lazio, l’accordo con il Cagliari era stato trovato. All’improvviso era sbucata la Roma che lo aveva soffiato ai rivali. Alla fine del campionato, conquistat­o il secondo posto, Davide fece le valigie e accettò il trasferime­nto alla Fiorentina. Sentiva che doveva ricomincia­re. E ci mise davvero poco per farsi apprezzare dai tifosi viola. L’estate scorsa fa i dirigenti, l’allenatore e i compagni vollero che fosse lui a indossare la fascia da capitano ed è celebre una sua sfuriata nello spogliatoi­o di Empoli. Rappresent­ava, sul campo e anche fuori, il nuovo corso della Viola. Ed è per questo che adesso il vuoto è enorme e, come cantava Ligabue, «ho perso le parole, oppure sono loro che perdono me». ●

MAX LO LANCIÒ Astori: «Mio pregio e mio difetto? La tranquilli­tà». Ma quella volta a Empoli...

Al Cagliari l’esordio in A sotto Allegri, il grave infortunio e tanti amici

AZZURRO L’amore per Francesca, che aveva partecipat­o al Grande Fratello

La gioia più grande la rete in azzurro contro l’Uruguay alla Confederat­ions

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