La Gazzetta dello Sport

Quando incrocia le grandi la Lazio è ancora «piccola»

●Sono 5 su 8 i k.o. con le squadre di alta classifica. E la Champions passa dagli scontri diretti

- Stefano Cieri ROMA

Grande con le piccole, ma non ancora con le grandi. La Lazio di Inzaghi fa i conti con il suo tallone d’Achille. La sconfitta con la Juve, per quanto sfortunata e immeritata, conferma un trend che ha frenato la corsa dei biancocele­sti in questo campionato. Si tratta infatti del quinto k.o. su otto incroci con le squadre di alta classifica (Napoli, Juve, Roma, Inter e Milan). Prima della sfida di sabato con i bianconeri la formazione romana aveva già perso due volte su due con il Napoli (in entrambi i casi per 4-1), nel derby (per 2-1) e in casa del Milan (2-1). Le uniche due vittorie sono arrivate a inizio stagione, quando la Lazio è stata capace di battere il Milan per 4-1 e poi la Juve allo Stadium per 2-1 (0-0 a San Siro con l’Inter nell’altro confronto diretto). Quei due successi iniziali (unito a quello in Supercoppa sulla Juve) sembravano aver del tutto cancellato la sindrome da partite d’alta classifica che era stata una costante per gran parte della scorsa stagione. Quando la banda di Inzaghi, per mesi, non era stata capace di battere una sola delle grandi. Poi, nella seconda parte dell’annata, arrivarono i successi sull’Inter in Coppa Italia e nel derby in Coppa e campionato a rompere il ghiaccio.

L’ULTIMO GRADINO La musica sembrava definitiva­mente cambiata quest’anno con le affermazio­ni su Juve e Milan. E invece la formazione biancocele­ste è ricaduta nelle vecchie abitudini. Ha ragione Inzaghi quando dice che quelle squadre sono state costruite con investimen­ti maggiori e che, proprio per questo, dovrebbero stare davanti alla Lazio in classifica (mentre due di loro, Inter e Milan, sono sotto e una, la Roma, ha solo un punto in più). Ma la sua squadra ha dimostrato di poter competere alla pari con le grandi. E allora varrebbe la pena salire quell’ultimo gradino che ancora le separa da loro: la capacità, appunto, di imporsi negli scontri diretti. Nei quali, probabilme­nte, Lulic e compagni pagano una scarsa attitudine a disputare un certo tipo di gare. Una tendenza confermata pure dalle due partite non vinte in Coppa Italia con il Milan, con tanto di eliminazio­ne. Un difetto da correggere se si vuole realizzare il sogno di una qualificaz­ione in Champions League che resta assolutame­nte alla portata. Anche perché la possibilit­à di andare in Champions passa soprattutt­o attraverso i due scontri diretti che ancora mancano ai biancocele­sti da qui alla fine del campionato: il derby di ritorno con la Roma (il 15 aprile) e la sfida dell’Olimpico con l’Inter (il 20 maggio, ultima giornata).

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LAPRESSE Il gol di Dybala che sabato ha deciso Lazio-Juve all’Olimpico

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