Arsenal a picco, un altro tonfo Quarto k.o. di fila
●I Gunners cadono anche a Brighton. Wenger: «Col Milan durissima»
L’Arsenal non esiste più. O, meglio, non esiste più quell’immagine di squadra rappresentata nei 22 anni di regno «wengeriano». Il 2-1 incassato ieri a Brighton è il quarto k.o. di fila per i Gunners: non accadeva dal 2002, quando arrivarono le sconfitte con Everton, Auxerre, Blackburn e Borussia Dortmund. Il poker attuale ha le firme di Ostersund, Manchester City due volte e i Seagulls di Chris Hughton, che non superavano il club londinese dal 1982: Arsene Wenger era ancora un giovane di belle speranze. Oggi il francese è un allenatore nel pieno della bufera, contestato in modo sempre più pressante dal partito «Wenger out» che invoca il cambiamento di guida dopo quasi un quarto di secolo.
LA GARA Il match di Brighton è stato un campionario dei recenti errori. La banda di casa ha segnato con Dunk e Murray, poi ha cominciato a gestire il risultato, fondamentale nella corsa per la salvezza. Il primo tempo dell’Arsenal è stato desolazione assoluta, ma il gol di Aubameyang prima del riposo ha avuto il parziale merito di dare una parvenza di scossa. Nella ripresa, i Gunners hanno dominato nel possesso palla e hanno avuto ancora con Aubameyang l’occasione per pareggiare, ma è andata male. L’Arsenal ha persino rischiato di chiudere in dieci, quando Kolasinac, già ammonito, ha commesso un’entrataccia su Schelotto. Alla fine fischi colossali per tutti, non solo per Wenger.
AUTOCRITICA L’allenatore francese non cerca alibi: «Sto vivendo il mio momento più difficile. Una situazione di crisi come questa non mi era mai capitata. Abbiamo perso sicurezza. Commettiamo errori inspiegabili». Koscielny difende il manager: «Le colpe sono generali. In campo vanno i giocatori. E’ assurdo cercare di scaricare tutto su una persona». Wenger già pensa al Milan: «Sarà durissima. Dobbiamo cercare di recuperare energie. Siamo stanchi e provati. Con il Milan dovremo difenderci bene e cercare di sfruttare le occasioni che riusciremo a creare». Quattro giorni per un miracolo?