La Gazzetta dello Sport

Giusto fermarsi Ascoltiamo il silenzio

- di Andrea Monti

C olpiti al cuore. Non ci sono parole per riempire il pozzo di sgomento in cui la morte di Davide Astori ha precipitat­o il calcio italiano e tutti noi che lo amiamo. Solo il silenzio di una giornata che doveva rimbombare di passione sino a tarda sera e che invece s’è fermata nel tempo e nello spazio, congelata da un’ombra oscura, una nebbia fatta di dolore e incredulit­à. Un elettrocar­diogramma interrotto. Il pallone si è fermato di colpo, quasi d’istinto, per fortuna. È giusto, anzi sacrosanto così. Ma non era scontato...

Colpiti al cuore. Non ci sono parole per riempire il pozzo di sgomento in cui la morte di Davide Astori ha precipitat­o il calcio italiano e tutti noi che lo amiamo. Solo il silenzio di una giornata che doveva rimbombare di passione sino a tarda sera e che invece s’è fermata nel tempo e nello spazio, congelata da un’ombra oscura, una nebbia fatta di dolore e incredulit­à. Un elettrocar­diogramma interrotto. Il pallone si è fermato di colpo, quasi d’istinto, per fortuna. E’ giusto, anzi sacrosanto così. Ma non era scontato.

Questa tragedia non avviene in campo, in strada o sulla pista, com’è stato per Curi, Casartelli, Morosini e Simoncelli. La tv non ci consegna l’immagine impietosa di un giovane eroe che perde la vita sotto gli occhi del pubblico nell’ardore della lotta. Qui c’è l’assurdo di un atleta nel fiore dell’energia che si spegne dentro il segreto del sonno senza una ragione apparente. Il senso di questo cordoglio attonito, della sua componente metafisica, è colto bene da Enrico Ruggeri in vena ungarettia­na: “Passiamo la vita a correre e competere, ognuno alla ricerca del suo gol personale. Poi qualcuno stacca la foglia dall’albero…”. Gli antropolog­i insegnano che ogni rito funebre contiene insieme il dolore e il rispetto ma celebra anche un inconscio esorcismo nei confronti del destino, insondabil­e e immanente. E’ questo forse il senso più profondo della riflession­e che deve accompagna­re una giornata senza rumore se non quello di una foglia che cade…

Nella realtà era una giovine quercia alta e solida, Davide Astori, centrale di difesa, capitano in campo e nella vita. “Il rinvio delle partite adesso non conta nulla... stringiamo­ci in silenzio e ricordiamo Mario”, aveva scritto il giorno in cui morì Morosini. Se ne va a 31 anni appena, lascia una donna molto amata e una figlia di due anni, lo accompagna alla terra una solida reputazion­e di galantuomo. La forza di Davide, appunto. Gigi Buffon, un decano solitament­e molto asciutto, la riassume così: “La tua piccola bimba merita di sapere che il suo papà era una grande persona perbene .... eri l’espression­e migliore di un mondo antico, superato, nel quale valori come l’altruismo, l’eleganza, l’educazione e il rispetto verso il prossimo la facevano da padroni”. Ai molti che si sono interrogat­i se fosse davvero opportuno fermare tutto, compreso il derby di Milano, risponde una semplice verità. Il campionato non è stato sospeso dalla decisione, peraltro tempestiva, di Giovanni Malagò e di alcuni presidenti. No. Sono i giocatori, nessuno escluso, che hanno deciso di fermarsi in raccoglime­nto, di non scendere in campo per la consueta rappresent­azione, di far vincere il rispetto e i valori antichi di cui parla Buffon.

C’è da sperare che se ne ricordino tutti, protagonis­ti e spettatori, quando il vento freddo di questa domenica bestiale si sarà posato, gli spalti torneranno a rumoreggia­re e il tifo ad avvelenarc­i. Il ricordo di Astori andrà a collocarsi nel grande puzzle della memoria condivisa dagli sportivi. Nulla potrà lenire lo strazio di Francesca, della piccola Vittoria e della famiglia a cui vanno i pensieri e l’abbraccio della Gazzetta. Ma se è pensabile rintraccia­re un senso, seppur remoto, in questa tragedia è tutto nella speranza che davvero sia servita ad aprirci gli occhi. Talvolta ascoltare il silenzio ci rende migliori.

 ??  ?? CAPITANO● Nella foto grande, Davide Astori si fa legare la fascia da capitano al braccio da un piccolo tifoso della Fiorentina prima del match con il Chievo, l’ultimo del difensore, domenica 25 febbraio. Astori arrivò in viola nell’estate del 2015. Con la Fiorentina ha giocato 109 gare ufficiali, segnando 3 reti AFP/LAPRESSE
CAPITANO● Nella foto grande, Davide Astori si fa legare la fascia da capitano al braccio da un piccolo tifoso della Fiorentina prima del match con il Chievo, l’ultimo del difensore, domenica 25 febbraio. Astori arrivò in viola nell’estate del 2015. Con la Fiorentina ha giocato 109 gare ufficiali, segnando 3 reti AFP/LAPRESSE
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