Dopo un 2-2 in casa, si può: lo insegna... Seedorf
●Il precedente della rimonta del 2007 che lanciò il Milan fino alla vittoria finale E pure la Juve sa ribaltare i pari a Torino
Da Torino si alzi lo sguardo verso Londra, ma prima meglio un’occhiata alla Milano rossonera. Perché se è vero che rimontare lontano da casa dopo un 2-2 è dannatamente difficile, c’è un precedente caro ai milanisti che regala speranza alla Juve. Nel complesso, da quando si chiama Champions, l’83% delle squadre che hanno impattato segnando due reti in trasferta (come il Tottenham allo Stadium) hanno poi passato il turno. Ben 10 casi su 12. Ma uno dei due ribaltoni è miele per i milanisti, risale a una classica notte europea di epica rossonera. Nei quarti di andata 200607 Ancelotti venne fermato in casa dal Bayern: non bastò né il gol di Pirlo, con un insolito colpo di testa, né il nuovo vantaggio di Kaka su rigore per colpa di una doppietta del ruvido difensore van Buyten, anch’essa piuttosto insolita. Dopo quel 2-2 a San Siro, sembrava aprirsi una autostrada bavarese e invece al ritorno a Monaco Seedorf indossò il costume da supereroe: prima un tiro angolato, poi un tacco geniale per Inzaghi. Con quel 2-0 il Milan scattò fino alla Coppa alzata ad Atene e alla rivincita contro il Liverpool. Come dire, se la Juve festeggia a Wembley, poi può succedere di tutto. In fondo due anni fa, sempre contro il Bayern, l’impresa di Allegri si fermò un minuto prima del miracolo: il mancato rinvio di Evra spalancò il pari di Guardiola e poi il tracollo nei supplementari.
I NERAZZURRI Il secondo e ultimo ribaltone esterno, dopo un 2-2 in un’andata di Champions, si colloca nel 2008-09. Dopo il pari a Old Trafford, lo United vinse 1-0 a Porto: griffe di Cristiano Ronaldo. Il precedente nerazzurro, invece, sarebbe assai meno confortante: nel 2006-07 l’Inter di Mancini si fece fermare a San Siro dal Valencia poi, dopo lo 0-0 del Mestalla, la vergogna della furibonda rissa finale. A dirla tutta, due anni prima i nerazzurri erano stati dall’altra parte della barricata. Stavano tra chi aveva la fortuna di gestire il ritorno in casa dopo un calmo pareggio in trasferta: negli ottavi dell’edizione 2005-06, classicissimo 2-2 con l’Ajax ad Amsterdam, poi rete della tranquillità di Stankovic a San Siro.
I BIANCONERI Negli ultimi decenni, partendo da un pareggio a Torino (con qualunque risultato), la Signora ha portato la nave al sicuro in sei trasferte europee su sette. Successe per la prima volta nei quarti di Coppa Campioni 1973: prima lo 0-0 al Comunale, poi un 2-2 fuori casa contro gli ungheresi dello Ujpest Dosza (Altafini-Anastasi). E via via, altri casi positivi in tempi più recenti: la finale di Uefa 1994-95 strappata al Westfalen-Stadion con perla di Baggio (2-1), dopo quel pareggio in un’inedita semifinale a San Siro; i quarti di Champions ‘98 con rotondo 4-1 a Kiev (triplo Inzaghi e Del Piero) dopo 1-1 al Delle Alpi; la zampata nel supplementare di Zalayeta nei quarti di ritorno 2003 al Camp Nou contro il Barça. Due anni dopo, un po’ di batticuore perfino nei preliminari di Champions: servì un successo in Svezia con il Djurgarden per raddrizzare la rotta. Negli ottavi di ritorno di Europa League ‘14, ecco invece la punizione di Pirlo a Firenze per cancellare l’1-1 viola allo Stadium. Tradotto: la Juve dovrà, sì, guardare alla vicina Milano, ma c’è pure ampia letteratura bianconera da cui trarre ispirazione.