REAL, PROVA DI FORZA
Ronaldo è un re anche a Parigi: 2-1 Altro flop del Psg: Zidane ai quarti
Fategli annusare la Champions e il Real Madrid ringiovanisce, entusiasma, si scrolla di dosso i nuovi pretendenti al trofeo, straricchi di moneta ma poveri di carattere, mentalità. Non ci sono Leganes (lo ha eliminato in Coppa del Re) o Espanyol (lo ha battuto nella Liga la settimana scorsa) in Europa, il Madrid in questa stagione ridotta a un solo obiettivo ridiventa se stesso quando di fronte ha il Paris SG, sempre autoconvinto di poter rompere l’ordine internazionale con la famosa campagna acquisti da 402 milioni per due giocatori. Adesso, i miliardari del Qatar dovranno aspettare almeno un altro anno per inseguire la Champions, per dimostrare di aver costruito una squadra adulta, capace di sfruttare la doppia occasione che si presentava. Perché l’eliminazione dei detentori avrebbe dato più senso agli investimenti, mentre dallo spogliatoio dove Neymar non è amato sarebbe uscita una prova di unità, il segnale che il gruppo sa impressionare il mondo anche senza il più pagato e il suo chiassoso clan. Invece Emery e gli anti Neymar sono i grandi sconfitti, chissà cosa penserà il brasiliano infortunato nel suo ritiro sull’oceano.
I MOTIVI Il Real Madrid passa avanti nella ripresa e non è soltanto il rosso a Verratti a sciogliere la banda di casa, alla prima sconfitta interna. Il centrocampista azzurro commette una delle tante sue sciocchezze disciplinari: è già ammonito e rincorre l’arbitro Brych per protestare per un fallo che non c’era. Il tedesco estrae il secondo giallo. Ma il Real è già avanti con il solito implacabile Ronaldo, sempre a segno in tutte le gare di questa Champions. I bicampioni sono superiori nei singoli, Asensio e Casemiro su tutti, e nell’organizzazione. Anche se devono evitare il 2-0, hanno le opportunità migliori anche sullo 0-0. Due pali con Asensio e Vazquez e il raddoppio di Casemiro marchiano la qualificazione ai quarti. E’ dal 2010 che il Real non esce agli ottavi e il bilancio successivo è di tre trionfi e quattro semifinali. Zidane può respirare, anche se sa che al Madrid chi non vince alla fine salta.
PSG SPENTO Il Psg era la confraternita
del gol: 26 nelle sette precedenti uscite stagionali in Champions, 33 nelle ultime otto, tutto compreso. Ne servivano soltanto due, senza prenderne, dopo il 3-1 dell’andata: un risultato ambiguo, formatosi nel finale dopo i cambi giusti di Zidane e quelli sbagliati di Emery. Ma prima i francesi avevano buttato più chance. Stavolta no, non hanno nemmeno le illusioni o il rammarico. E’ la peggior gara stagionale, contando che il 3-1 subito a Monaco con il Bayern capitò a promozione già sicura. Il Madrid lo colpisce in assetto da contropiede, nonostante manchino Kroos e Modric. Fra Isco e Bale poi Zidane decide di lasciarli fuori entrambi, con Asensio e Lucas Vazquez sui lati, Kovacic accanto a Casemiro in mezzo: dal 4-3-1-2 a 4-4-2 con le punte che si allargano per strappare la difesa parigina e cercare l’appoggio o il triangolo con gli esterni che si accentrano.
CONTROPIEDE Il problema del Psg è l’estrema lentezza in costruzione, soprattutto con Motta ripescato tra Verratti e Rabiot. Il trio offensivo vede gli scambi di fascia tra Di Maria (parte a destra) e Mbappé, oppure lo spostamento al centro di uno dei due, con funzioni da trequartista. La banda di Emery non sfrutta la svagatezza di Marcelo, nel primo tempo, mentre il Real potrebbe già colpire con Ramos e Benzema. Areola fa già capire che sarà il migliore dei suoi. Ma nella ripresa, quando Alves regala il contropiede dell’1-0, tutto il Psg si sgonfia e il Madrid non ha pietà. Prima del via i tifosi francesi hanno issato una Champions alta tutta la curva. In Italia non lo avremmo mai fatto, ma il Psg non è stato battuto dalla scaramanzia. Nelle ultime 4 stagioni è uscito due volte ai quarti e due volte agli ottavi. Forse gli emiri dovranno mettere mano al portafogli (ehm) e cercare un tecnico all’altezza.