Buffon: «Futuro già deciso d’accordo con Agnelli»
●«Dobbiamo solo incontrarci per definire. Noi fuori? Un’idea che non mi sfiora nemmeno»
Mica facile dirlo adesso, anche se Wembley è teatro degno di una decisione così: smettere o lasciare? Ma mezza decisione è presa, lo dice Gigi Buffon, ed è vero che lui e il presidente della Juventus Agnelli (presente alla conferenza stampa, sorridente) dovranno incontrarsi ancora in un lasso di tempo breve: per definire. La domanda che ri-scatena il tormentone è semplice: Gigi, come vanno le riflessioni sul futuro? E lui ammette che mezza partita è stata giocata. «Non ho riflessioni da fare - dice il capitano della Juve - perché le riflessioni sono già state fatte, col presidente ci dobbiamo solo incontrare per definire. Penso che nell’incontro che ci sarà, più o meno le nostre idee combacino e corrispondano alla perfezione, ma questo non credo sia il palcoscenico o il momento di parlare delle mie cose».
A QUESTI LIVELLI Questa potrebbe essere la sua ultima gara in Champions («L’idea non mi ha nemmeno sfiorato, sono ottimista per natura e spero non lo sia affatto, per me e la Juve»). Se dovesse smettere, quelle di marzo potrebbero diventare le ultime gare in azzurro: sempre se, AFP perché Buffon è Buffon, uno che sa cambiare sorte di gare e futuro. «Preciso - riprende Buffon che le idee mie e di Agnelli combaciano di sicuro. Però non è questo, e anche secondo il presidente, il momento di parlarne». Siamo nel campo delle decisioni plasmabili. Così come esistono gli errori rimediabili. «La non perfezione o il mezzo errore - ri- prende Buffon riferendosi alla gara d’andata - mi disturbano talmente tanto che nella gara successiva voglio da me delle risposte, com’è giusto che io dia se ho la presunzione di pensare di essere ancora un portiere che può stare a questi livelli e fare la differenza». Ogni sua frase è interpretabile: lasciare o continuare? Al momento sarebbe più forte la prima idea, ma un grande finale di stagione potrebbe rimescolare le carte.
MEGLIO LA SALITA Intanto, conta la strettissima attualità. «Quando la Juve sanguina, tira fuori il meglio di sé. Dobbiamo conquistare questa qualificazione che sembra un pochino in salita. Ma delle volte le cose in discesa fregano più di quelle in salita». Perle di saggezza. Come quella inerente alla testa, che conta enormemente. «Le migliori prestazioni che ho fatto sono state quando con la testa ho preparato la gara in un certo modo, a prescindere da come stavo fisicamente. Perché spesso e volentieri lo star troppo bene fisicamente ti induce ad un errore che è quello di una sottovalutazione dell’avversario, ti senti invulnerabile. Lì è il momento in cui ti arriva la bacchettata sulle ditine... Quindi dovremo essere la Juve».
CINICI Pausa e rinvio. C’è un altro pensiero per Davide Astori («Il modo migliore per ricordarlo è far bene il nostro lavoro, secondo i valori dello sport»); c’è la ricetta anti-Tottenham. «Chi sarà più cinico vincerà. Serve una partita da squadra vera, cioè da squadra che scende in campo con una personalità spiccata, peserà anche l’esperienza internazionale. Il Tottenham è una squadra prettamente offensiva: con la gente che ha, insomma, ci sta che il golletto ci scappi. Due magari è stato un po’ troppo». Qui Wembley: reazioni in corso.