Pochettino il sognatore «Non mi pongo limiti»
●L’allenatore del Tottenham: «Pranzai con Astori, lo volevo al Southampton»
Un dream team, il Tottenham: c’è il sognatore e c’è il talento che inventa giocate da sogno. Ma poi c’è la realtà e quella degli Spurs potrebbe regalare oggi uno storico traguardo al club londinese: il passaggio ai quarti di Champions. Il sognatore, l’allenatore argentino Mauricio Pochettino, racconta: «Sappiamo di affrontare una delle migliori squadre d’Europa, ma il Tottenham è coraggioso, i miei cal- ciatori amano queste sfide e tutti vogliamo giocarcela. Il ri- sultato sarà una conseguenza della nostra prestazione. Io sono un sognatore e non mi pongo limiti. All’andata sotto di due gol sembravamo finiti, invece ora si riparte dal 2-2». Pochettino è anche un signore: le prime parole della conferenza stampa sono dedicate a Davide Astori: «Ho avuto il piacere di conoscerlo. Volevo portarlo a Southampton e pranzai con lui tre ore. La sua morte è una tragedia. Condividiamo il dolore della famiglia, degli amici e della città di Firenze».
ULTIME Pochettino rispetta la Juventus («una squadra sei volte campione d’Italia di fila e finalista di due delle ultime tre edizioni della Champions ha l’esperienza per fare risultato a Wembley e qualificarsi»), ma intende giocarsela alla sua maniera, con il trio Eriksen-AlliSon alle spalle di Kane. L’infortunio di Alderweireld libera il posto a Sanchez. Gli esterni saranno Trippier – Aurier è squalificato – e Ben Davies, tra i più tonici in assoluto degli Spurs. L’ordine di scuderia è usare intelligenza e non concedere spazi alla banda di Allegri.
TALENTO DI GHIACCIO E mentre il portiere Lloris rivela che Buffon è stato uno dei suoi modelli, in una vigilia scivolata fra le cifre dei gol di Kane e l’esaltazione del coreano Son – in splendide condizioni di forma – è stata quasi oscurata la luce del Tottenham: il talento di Christian Eriksen. Il ragazzo viene dalla Danimarca, il paese delle favole. È cresciuto nell’accademia dell’Ajax dove ebbe come maestro Frank de Boer. Fu, però, Martin Jol a lanciarlo sul palcoscenico internazionale, facendolo esordire in una gara di Europa League, il 18 febbraio 2010, inserendolo al 51’, al posto di Urby Emanuelson, futuro Milan, Roma, Verona e Atalanta. L’avversario? La Juventus, che vinse 2-1 grazie a una doppietta di Amauri. Sono trascorsi otto anni ed Eriksen, talento dal cuore di ghiaccio secondo la definizione di Pochettino, è diventato il leader della Danimarca. Eriksen ha la classe dei grandi: dribbling, tiro, calci da fermo – punizioni e corner sono di sua competenza –, fantasia. Non si scalda mai, e per questo è un talento di ghiaccio. Ma con le sue giocate scalda il Tottenham, e a Pochettino va bene così.