MERCATO: MENO GIORNI, MENO STRESS
Basta illusioni (dei tifosi) e mugugni (di tecnici e calciatori)
Il mercato è il motore dei sogni, ma guai se diventa una fabbrica di illusioni. Anno dopo anno il calcio globalizzato ha visto crescere in maniera esponenziale il giro d’affari grazie anche ad un’apertura pressoché senza limiti delle liste. Un festival delle occasioni (vere o presunte) che tiene in apnea gli addetti ai lavori e gli appassionati per almeno sei mesi all’anno.
Le briglie vengono sciolte nel 1995, uno degli effetti collaterali della sentenza-Bosman. La caduta del vincolo, con l’epopea dei parametri zero ha appena dato il via ad un’autentica abbuffata di trasferimenti che inducono la Fifa a legare lo stop ai trasferimenti alla consegna delle liste per le competizioni europee. Nascono così dei binomi indissolubili: il 31 agosto per la sessione estiva e il 31 gennaio per quella invernale. I tempi si dilatano a dismisura e inevitabilmente le abitudini cambiano. Tanto per farsi un’idea in Italia i trasferimenti prima erano permessi in estate nelle prime due settimane di luglio e in autunno con il cosiddetto mercato di riparazione a fine ottobre. Gli effetti benefici non mancano: chi punta a vincere ha il modo per cercare rinforzi alla minima esigenza. Non parliamo, poi, degli affari con l’estero. Soprattutto gli acquisti in Sudamerica garantiscono l’arrivo di talenti (mediamente) di qualità.
Il sistema funziona. O almeno così sembra, sulle prime. Il nostro calcio si illude di restare competitivo grazie alla valvola del mercato. Alla lunga, però, subentra lo stress. Soprattutto quello degli allenatori, obbligati a gestire maxi-rose di giocatori in perenne ebollizione. Sì, perché basta un minimo contrattempo per indurre questo o quel tesserato a chiedere di andar via. Dal loro canto i tifosi diventano più esigenti. Tant’è vero che spesso invocano acquisti e cessioni, sperando che i cambiamenti in squadra portino le vittorie tanto attese. Invece spesso si tratta solo di autentiche psicosi collettive. È bene, allora, che si cominci a fare marcia indietro.
La Gazzetta su questo tema si è espressa già da tempo: a maggior ragione ora. Dedicare meno giorni al mercato non significa privarsi di chance importanti. Semmai induce gli operatori a ponderare meglio le proprie mosse, senza ridursi ai last minute.