La Gazzetta dello Sport

MERCATO: MENO GIORNI, MENO STRESS

Basta illusioni (dei tifosi) e mugugni (di tecnici e calciatori)

- L’ANALISI di CARLO LAUDISA twitter: @carlolaudi­sa

Il mercato è il motore dei sogni, ma guai se diventa una fabbrica di illusioni. Anno dopo anno il calcio globalizza­to ha visto crescere in maniera esponenzia­le il giro d’affari grazie anche ad un’apertura pressoché senza limiti delle liste. Un festival delle occasioni (vere o presunte) che tiene in apnea gli addetti ai lavori e gli appassiona­ti per almeno sei mesi all’anno.

Le briglie vengono sciolte nel 1995, uno degli effetti collateral­i della sentenza-Bosman. La caduta del vincolo, con l’epopea dei parametri zero ha appena dato il via ad un’autentica abbuffata di trasferime­nti che inducono la Fifa a legare lo stop ai trasferime­nti alla consegna delle liste per le competizio­ni europee. Nascono così dei binomi indissolub­ili: il 31 agosto per la sessione estiva e il 31 gennaio per quella invernale. I tempi si dilatano a dismisura e inevitabil­mente le abitudini cambiano. Tanto per farsi un’idea in Italia i trasferime­nti prima erano permessi in estate nelle prime due settimane di luglio e in autunno con il cosiddetto mercato di riparazion­e a fine ottobre. Gli effetti benefici non mancano: chi punta a vincere ha il modo per cercare rinforzi alla minima esigenza. Non parliamo, poi, degli affari con l’estero. Soprattutt­o gli acquisti in Sudamerica garantisco­no l’arrivo di talenti (mediamente) di qualità.

Il sistema funziona. O almeno così sembra, sulle prime. Il nostro calcio si illude di restare competitiv­o grazie alla valvola del mercato. Alla lunga, però, subentra lo stress. Soprattutt­o quello degli allenatori, obbligati a gestire maxi-rose di giocatori in perenne ebollizion­e. Sì, perché basta un minimo contrattem­po per indurre questo o quel tesserato a chiedere di andar via. Dal loro canto i tifosi diventano più esigenti. Tant’è vero che spesso invocano acquisti e cessioni, sperando che i cambiament­i in squadra portino le vittorie tanto attese. Invece spesso si tratta solo di autentiche psicosi collettive. È bene, allora, che si cominci a fare marcia indietro.

La Gazzetta su questo tema si è espressa già da tempo: a maggior ragione ora. Dedicare meno giorni al mercato non significa privarsi di chance importanti. Semmai induce gli operatori a ponderare meglio le proprie mosse, senza ridursi ai last minute.

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