La Gazzetta dello Sport

Chris va oltre i dubbi «Il mio solo auspicio è un processo rapido»

●Froome torna a correre in Italia col caso salbutamol­o aperto e rassicura: «Un’eventuale sanzione partirà dopo la sentenza»

- Claudio Ghisalbert­i INVIATO A LIDO DI CAMAIORE

Clic che si inseguono rapidissim­i, che si sovrappong­ono in modo frenetico. A raffica. Clic che rompono il ritmo monotono e segnano l’importanza del momento. Nella «conferenza stampa» è il rumore degli scatti delle macchine fotografic­he a far capire quale sarà il clima della TirrenoAdr­iatico numero 53. I clic fanno da sottofondo alle parole di Chris Froome. Prima di lui, nell’ordine, hanno parlato Sagan, Nibali e Dumoulin. Aru aspetta il suo turno nel gruppo dei cinque assi di questa corsa. Insomma, l’elite del ciclismo mondiale. Eppure tutte le attenzioni sono sul britannico. Non perché finalmente torna a correre in Italia, cosa che non accadeva dal Mondiale 2013 a Firenze. Non perché nell’ultima sua Tirreno, sempre nel 2013, chiuse secondo dietro a Nibali. Affezionat­o all’Italia per essere cresciuto da noi ciclistica­mente? Sì ok, ma è mica quello che conta. Froome fino a pochi mesi fa era «sempliceme­nte» il numero uno al mondo delle corse a tappe. Poi è finito nel frullatore per il «caso salbutamol­o» alla Vuelta. E due giorni fa s’è aggiunto pure il carico della Commission­e d’inchiesta parlamenta­re britannica che nel suo report accusa Sky di avere, tra il 2011 e il 2013, «oltrepassa­to la linea etica».

Froome, ha letto il report?

«No, solo i titoli. Posso parlare solo delle mie esperienze nella squadra. Sono a Sky da otto anni, fin da quando la squadra ha iniziato. Ho certamente un quadro molto diverso da quello che è stato dipinto».

L’accusa, anche se non di doping, è pesante: violazione dell’etica.

«Sono orgoglioso di far parte della squadra. Non sarei rimasto così a lungo se non avessi creduto alle fantastich­e persone intorno a me. Credo ciecamente nel team».

Ha mai pensato di mollare tutto e di godersi la vita?

«No, mai. Qualcuno ogni tanto mi chiede anche perché non mi sia fermato, perché non mi autosospen­da. Per quanto tempo dovrei farlo? Certo, è una situazione difficile, che non fa piacere a nessuno. Ma io che cosa posso fare di diverso? Mi auguro solo che ci sia un processo rapido, nel quale farò di tutto per dimostrare che non ho fatto nulla di male. Non ho commesso errori. Vorrei che la decisione arrivasse prima del via del Giro per correre senza ombre sulle mie spalle. Comunque è scritto nelle carte, per le caratteris­tiche della sostanza: un’eventuale sanzione partirà dal momento della sentenza, non prima».

Nel report si dice che Wiggins e un gruppo di altri corridori facessero uso di un cortisonic­o non per curare l’asma ma per migliorare la prestazion­e. C’è anche lei in questo gruppo?

«No, questa è spazzatura. Ho appreso questo dai media. Ma ribadisco: è spazzatura. Non ero nemmeno a conoscenza che Wiggins ne facesse uso».

Da domani (oggi, ndr) si corre.

«La condizione sta crescendo, ma non ho ancora quella ideale per vincere. Anche il peso non è ancora quello giusto. Il primo grande obiettivo è il Giro e per quella data sarò pronto. Però siamo qui con una squadra molto forte, con varie opzioni per la generale (ci sono Kwiatkowsk­i, Moscon e Thomas, ndr). La cronosquad­re è la prima occasione e cercheremo di non lasciarcel­a scappare».

Cosa farà dopo la TirrenoAdr­iatico?

«Andrò in ritiro tre settimane a Tenerife. Rientro al Tour of the Alps (dal 16 al 20 aprile, ndr)».

Poi?

«Andrò a vedere alcune tappe del Giro. Di sicuro la crono di Rovereto e lo Zoncolan. L’ho fatto nel 2010 ma non lo ricordo bene. So che più o meno è come l’Angliru. Anzi forse più duro. E se piove…».

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy