Bonucci vuole crederci «A Londra vedrete una grande reazione»
●Il difensore critico: «Ci vuole coraggio in queste partite, ma nella mia carriera sono già passato da legnate simili»
Chiudi, Leo, chiudi. Chiudi tutto poi qualcosa succede. Non è successo niente. «Ci vuole coraggio per giocare queste partite. Sono passato da queste legnate nella mia carriera, la nota positiva è capire che si gioca in undici contro undici». Due mesi fa, Leonardo Bonucci ha festeggiato il primo gol con la maglia del Milan. L’altra sera ha visto i suoi antichi compagni della Juve risalire dalla svantaggio a Londra come anche lui sapeva fare in certe situazioni. Sarà per questo che ora dice che ogni cosa fa esperienza e che tutto si potrà fare al ritorno a casa Arsenal. Fare, o quantomeno provare. Chissà se ci crede. «È difficile, però nel calcio tutto può accadere». Pare la classifica frase fatta, ma non c’è club in Italia che più del Milan possa raccontare l’impossibile, perché a volte lo ha vissuto e altre volte lo ha almeno sfiorato. Prendiamo l’ultimo precedente con l’Arsenal. L’ultima volta che ha visto Londra, il Milan era in compagnia di gente talentuosa: Ibrahimovic, Robinho, Boateng, Thiago Silva. Correva la Champions League 2011-2012. L’andata degli ottavi di finale a San Siro fu magnifica: 4-0, lezione di calcio all’Arsenal, momenti esaltanti eccetera. Il ritorno a Londra fu inquietante: squadra paralizzata, tre gol segnati dagli uomini di Wenger e il quarto sfiorato da Robin van Persie, che per fortuna dei rossoneri pensò bene di tentare una raffinatezza tale da non riuscire in un momento così caldo, e lasciò i suoi con la desolazione del cuoco che vede afflosciarsi un soufflè. Il Milan si ritirò nello spogliatoio con vari elementi isterici per il pericolo scampato, a cominciare da Ibrahimovic che se la prese con l’allenatore Allegri. Ecco, le rimonte a volte si subiscono, altre volte si tentano. Certo giocando un po’ meglio di ieri, e Bonucci in questo senso è onestissimo.
TROPPA ANSIA Il capitano arriva davanti alle telecamere con un’espressione mortificata e chiude con le lacrime agli occhi ricordando l’amico Astori («Un numero uno sotto tanti punti di vista, lo porterò sempre con me»). In mezzo, il commento di una serata amara: «Nel primo tempo è subentrata un po’ di paura. Non possiamo non difendere e non attaccare da squadra, eravamo troppo corti tra i reparti, merito anche dell’Arsenal. Ci è mancato il coraggio di prenderci le responsabilità, nel possesso palla e nel chiudere le traiettorie. Nel secondo tempo abbiamo fatto meglio, abbiamo concesso una sola occasione su errore nostro. Potevamo fare di più sui passaggi e i controlli, ma se andiamo a Londra con lo spirito del secondo tempo possiamo fare bene».
SPIRITO GIUSTO Fare bene può voler dire tutto e niente e può non bastare contro una squadra più esperta e tecnicamente superiore. «Abbiamo sbagliato in tanti, anche io, nel primo tempo eravamo troppo ansiosi. Nel secondo abbiamo osato di più e fatto qualcosa di buono, in queste partite serve coraggio, abbiamo rischiato tanto, preso due gol evitabili, ma va dato merito all’Arsenal che ha giocato un bellissimo primo tempo». Poi qualcosa è scattato nella testa del Milan, ed è la testa, dice Bonucci, che muove tutto. «Non penso che la squadra abbia avuto un problema di gambe». Il problema era altrove e ora toccherà a Bonucci condurre i compagni alla partita impossibile. Che poi chi lo sa, il Milan di partite impossibili ne ha viste passare tante. «Sembrerà strano ma sono fiducioso. Sono sicuro che a Londra vedremo un grande Milan». Hai visto mai che questa volta la storia vada alla rovescia.