La Gazzetta dello Sport

Gunners straripant­i con i loro giocolieri Wilshere domina Biglia

●Gli inglesi hanno una marcia in più: corrono, pressano, costruisco­no tante azioni. E il regista argentino va in difficoltà

- Andrea Schianchi

Più che guardare gli errori del Milan, che sono comunque parecchi, è giusto soffermarc­i sulla bellezza dell’Arsenal, davvero una delizia per gli occhi. Se i rossoneri escono con le ossa rotte da San Siro il motivo è la bravura degli avversari, che ricamano azioni su azioni, tocchettan­o, disegnano manovre «leonardesc­he» e fermarli è complicato, molto complicato. Il calcio non è solo una questione di moduli o di strategia, ma di qualità, e i ragazzi di Wenger, tecnicamen­te, sono superiori a quelli di Gattuso. Inutile mettere sul banco degli imputati questo o quel giocatore del Milan: gli inglesi hanno una marcia in più, corrono, pressano a tutto campo, danno sempre più di una soluzione al portatore di palla. In mezzo al campo Wenger propone due mediani «bassi» come Xhaka e Ramsey e tre mezzepunte come Özil, Wilshere e Mkhitaryan che hanno caratteris­tiche diverse e s’intendono a meraviglia. I rossoneri, con Biglia regista, e Kessie e Bonaventur­a nel ruolo di mezzali, non riescono mai a opporsi con efficacia e, quando dovrebbero impostare, faticano tanto a trovare i corridoi d’uscita.

URAGANO La chiave della manovra dell’Arsenal è semplice: creare superiorit­à numerica nella zona del pallone. In questo modo si può recuperare velocement­e il possesso e poi, grazie alla qualità dei singoli, sventaglia­re la sfera dalla parte opposta del campo dove, inevitabil­mente, la difesa del Milan va in crisi. Il primo gol dell’Arsenal è un esempio di questa intenzione: pressing, recupero, Ozil indirizza il passaggio a Mkhitaryan e la bordata è micidiale. Sul raddoppio è sempre il fantasista tedesco a imbucare un suggerimen­to delizioso per Ramsey: piedi dolci, fantasia espressa a livelli altissimi. Il Milan può fare ben poco contro questo uragano di calcio che è l’Arsenal. Biglia non riesce a prendere le misure a Wilshere, lo subisce e non si offre, come dovrebbe, per il disimpegno dei compagni. In simili condizioni ci sarebbero due soluzioni. La prima: palla lunga alla ricerca del centravant­i (Cutrone) e poi caccia alla ribattuta. La seconda ipotesi, molto rischiosa, prevede di alzare il pressing spostando in avanti tutto il baricentro della squadra. Così facendo, però, si lascerebbe­ro spazi nei quali i funamboli di Wenger potrebbero divertirsi. E’ vero che l’Arsenal balbetta in difesa, ma bisogna arrivarci in quella zona di campo per creare difficoltà agli inglesi, e invece il Milan ribalta l’azione con troppa fatica.

DIALOGO I problemi di Biglia sono evidenziat­i anche dai numeri. L’argentino, che dovrebbe essere il faro rossonero, tocca pochi palloni. E, soprattutt­o, non ha il passo per opporsi alle sgommate di Wilshere. Il quale, in particolar­e nel primo tempo, furoreggia: 2 dribbling, 4 sponde, 2 falli subiti, 26 passaggi riusciti (tutti in zona calda). Le azioni passano di suoi piedi, i suoi duetti con Mkhitaryan sono letali per Calabria e soci, il fitto dialogo con Xhaka e Ramsey manda in tilt il dispositiv­o di centrocamp­o dei gattusiani. Di fatto i difensori del Milan si trovano spesso faccia a faccia con gli avversari senza che questi, prima, incontrino perlomeno un barlume di opposizion­e. Non fare pressing è un errore del Milan, d’accordo, ma bisogna ammettere che rubare il pallone ai giocolieri di Wenger è come scalare l’Everest.

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