Terzini mobili e cambi: Max maestro di scacchi
●Mettendo Asamoah e Lichtsteiner, Allegri ha cambiato la notte di Wembley Ma è solo l’ultima di tante «allegrate»...
Dei tanti bizzarri conigli, questo non era mai uscito dal cilindro di Max. Allegri ne sa una più del diavolo, ma l’ultima trovata è stata tra le più sorprendenti: è riemerso dopo infiniti minuti sott’acqua non grazie a un attaccante, ma con due terzini. Una diavoleria banale (e geniale), un efficace bagno di realismo: mettendo dentro Lichtsteiner e Asamoah, ha messo ordine a Wembley e così potrà preparare con fiducia l’ennesimo quarto di Champions. A dirla tutta, è stata una correzione per dare ampiezza ed energia dopo un errore iniziale nella formazione. E anche su questo Max ha scherzato a fine partita: «Faccio danni, ma poi rimedio...». Si tratta, comunque, di una delle doti più marcate del tecnico livornese: Allegri sa leggere come pochi tra le pieghe delle partite, soche prattutto quelle in cui non c’è niente da perdere. Sa far sterzare in corsa le partite anche quando la materia prima in panchina è piuttosto grezza: l’ingresso dei terzini nasce anche dall’impossibilità di attingere a giocatori più creativi. Ma proprio Licht è l’esempio della Juve orgogliosa e camaleontica a cui tende il tecnico: con Max, lo svizzero ha fatto sia il terzo centrale di destra, che il terzino nella difesa e pure l’esterno alto offensivo.
QUANTE MOSSE La mossa di Londra è da considerarsi solo l’ultima delle «allegrate», intese come colpi di genio prima o durante il match. Max è uno «dopo gli imprevisti si diverte di più» e per questo ha abituato tutti a lavorare di fantasia. In passato, per esempio, fu l’avanzamento di Vidal sulla trequarti a marchiare il suo primo anno. Se l’inizio di questa stagione è stata segnata dalla definitiva mutazione genetica di Pjanic, da mezzala a regista tradizionale, adesso va di moda un Alex Sandro in variante offensiva. Con il Toro Allegri ha alzato il brasiliano per necessità, trovando un gol e tre punti. Con una sostituzione, l’ha rimesso da quelle parti anche contro la Lazio, spostandolo perfino a destra nel finale: tra l’altro, da un tentativo di tiro del brasiliano mentre si accentrava con il mancino, si è sviluppata l’azione che ha portato alla perla di Dybala. Tra tutte le trovate di Allegri, però, la traccia più nitida è quella delle cinque stelle: il 4-2-3-1 ultra-offensivo (eppure equilibrato) con cui l’anno scorso la Juve ha portato il suo patto di sangue fino a Cardiff. Stavolta si chiama Kiev il pensiero stupendo in Europeo: per arrivarci, facendo tesoro delle difficoltà difensive, Allegri ha stabilmente aggiunto un Matuidi in più a centrocampo. Su queste basi, il 4-3-3 è il modulo di partenza, ma può scolorire in certe notti: in fondo, Max può sempre tirare fuori un terzino dal cilindro.