Ganna e Küng a terra Quando i giganti soffrono e piangono
●Pippo non muove un polso, Stefan ha una spalla fuori posto: stringono i denti, ripartiranno
Filippo non si riesce a togliere il guantino destro. Provano ad aiutarlo, ma no, fa troppo male, meglio che lo faccia da solo. Filippo è alto 1.93, è Ganna, 21 anni, il gigante d’oro della pista azzurra, due volte iridato nell’inseguimento. È una maschera di dolore, mentre Roberto Corsetti, medico della Uae-Emirates, lo cura come se fosse suo figlio. Ganna non muove il polso, forse c’è una frattura alla testa del radio o allo scafoide. Avvolto nella coperta, fatica a camminare senza un’altra persona. A pochi metri, dentro il van della Bmc, piange Stefan Küng. Svizzero, 24 anni, campione del mondo dell’inseguimento 2015, un anno prima di Ganna). Un ragazzone di 1.93. È arrivato con una spalla fuori posto e un sopracciglio color vermiglio. «Non sono una fighetta, ma mi fa male, tanto male», dice al d.s. Max Sciandri. Ganna e Küng, una vita vissuta a 60 all’ora, nei velodromi e nelle crono su strada: quando sono lanciati, fanno paura. Quando soffrono e piangono, fanno tenerezza. Tra i bus delle squadre c’è l’ambulatorio radiologico di Rcs Sport: un’invenzione del professor Tredici, responsabile del servizio medico, che evita ai corridori lo stress di andare in ospedale. La radiografia si fa sul mezzo grazie al tecnico di radiologia Arconte Gatti, e in collegamento con l’ospedale di Legnano, dove un medico radiologo la legge e invia il referto. Ganna non ha fratture al polso, solo una forte contusione. Crioterapia e bendaggio funzionale: «Ma non so se domani riuscirò a tenere il manubrio». Küng ha solo una lussazione. Ripartiranno. Il ciclista è un eroe.