La Gazzetta dello Sport

Williams in alto mare, meno male che c’è Kubica

●Tra pista e simulatore il polacco si sta rivelando prezioso per gli ingegneri. E Wolff svela: «Nel 2013 lavorò per noi»

- INVIATO A MONTMELÒ

Sulle tribune c’è uno striscione enorme con la sua faccia. Nel paddock i ragazzini catalani lo cercano come se fosse Lionel Messi al Camp Nou di Barcellona: «Una foto Robert», «un autografo Robert». Sembra di vedere la folla che insegue Alonso, Hamilton e Vettel. Ma non c’è da meraviglia­rsi, quando si parla di Robert Kubica, un personaggi­o con una storia da film. Il polacco è ritornato in F.1 come pilota di riserva della Williams, a 7 anni dall’incidente nel rally di Andora che ne fermò la carriera, e appare sempre più calato nel ruolo di collaudato­re per migliorare una vettura che naviga in alto mare.

INDICAZION­I La squadra di Paddy Lowe è stata uno dei fanalini di coda dei test al Montmelò, mostrando limiti di telaio e aerodinami­ca che neppure la power unit Mercedes può compensare, tanto da risultare meno efficace di Renault, McLaren, Toro Rosso e Haas. Il fatto di avere scelto due piloti giovani come Lance Stroll e il russo Sergey Sirotkin, affiancati da ingegneri inesperti, peggiora la situazione. Meno male che c’è Kubica. Il quale si sta rivelando una risorsa preziosa, con le sue indicazion­i al simulatore e in pista. Durante i test, Robert è rimasto spesso a discutere dei problemi con i tecnici fino a mezzanotte. E per due volte ha girato più forte dei titolari, in particolar­e di Sirotkin, ingaggiato grazie al budget dei propri sponsor. ALLENATO La Williams, che non ha creduto ai dubbi sollevati da Kubica nelle prove di dicembre ad Abu Dhabi, d’ora in avanti farebbe meglio ad ascoltarlo. Intanto Robert si è già preso una rivincita. Fisicament­e, ha più fiato e resistenza di quando da giovane correva nei GP, grazie a migliaia di km in bici. Inoltre ha compensato la ridotta mobilità del braccio destro, operato per 18 volte, allenandos­i con un simulatore che riesce a replicare gli sforzi della F.2, priva di servosterz­o. Ma Robert ha soprattutt­o abbattuto le sue barriere mentali grazie a persone che hanno creduto in lui . «Fra queste – spiega – Nico Rosberg». CON WOLFF Pochi conoscono un retroscena. Nel 2013, quando correva nei rally come valvola di sfogo dopo il suo dramma, il polacco per tre mesi si è occupato dello sviluppo al simulatore della Mercedes, lavorando con Hamilton e Rosberg. «In quel momento Robert aveva bisogno di “ripulire” la sua mente – racconta Toto Wolff –. Gli chiesi che cosa volesse fare. Ma non sapeva se correre nel Dtm, nei rally o se ci sarebbe stato ancora spazio per la F.1 nel suo futuro. Adesso sembra al posto giusto, le prestazion­i di questi test sono state molto buone e spero che faccia bene con la Williams».

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Robert Kubica, 33 anni, nel paddock di Montmeló AP

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