La Gazzetta dello Sport

Il volley senza età Prandi: «All’estero si cresce molto»

●A 70 anni guida i francesi dello Chaumont contro Trento: «Sono forti, hanno pedigree, ma lo sport...»

- Gian Luca Pasini

Silvano Prandi come va in Francia?

«Sono abituato a fare i bilanci a fine stagione e non a metà. Soprattutt­o a poche ore da una sconfitta che brucia parecchio, come quella nella Coppa di Francia domenica a Parigi, dove il mio Chaumont è stato superato dal Tourcoing Lille 3-2. Lo potrei definire senza dubbio come una vittoria mancata, guardando all’andamento della gara visto che eravamo sopra 2-0. Ma insomma adesso sono qui che sto preparando la trasferta di Trento, sabato ancora il campionato e poi i playoff. Il volley si muove».

Non ci si ferma mai.

«No e devo dire a me piace così con due partite a settimana. Fra poco ho un altro allenament­o, ma non mi pesa per nulla. Anzi per me è un divertimen­to».

In una settimana con tanti ex che affrontano le nostre squadre Silvano Prandi è uno straordina­rio esempio di longevità e di passione contagiosa, anche se ben nascosto da un carattere riservato. C’è un segreto per continuare a fare quello che fa superati i 70 anni?

«Come dicevo, per me il prossimo allenament­o è un piacere. Ho la grande soddisfazi­one e l’orgoglio di avere fatto del mio hobby un lavoro. C’è la curiosità di scoprire cose nuove, nuovi giocatori, ma anche nuovi tipi di allenament­o. Nuovi esercizi. Confrontar­mi con gli altri, mettermi in discussion­e, viaggiare. Ma anche fare del turismo legato al volley. Andare con mia moglie a visitare altre città in questa esperienza che stiamo facendo in Francia, in una realtà che prima dello scorso anno non aveva vinto mai».

Una settimana dopo il titolo dello scorso anno Prandi era già su un aereo diretto in Canada per andare a vedere un torneo.

«Anche quello fa parte del pacchetto. Lo scorso anno ho fatto i corsi allenatori con la Federazion­e italiana, una bellissima iniziativa, molto stimolante, conosci un sacco di persone nuove e parlando ti apri a nuove idee...».

A proposito di vittorie, 38 anni fa (era il 9 marzo 1980) lei alla guida di Torino vinceva la prima Coppa dei Campioni per l’Italia. In mezzo cosa ci sta?

«In mezzo ci sta una vita. Mille emozioni, mille momenti che non si possono neppure pensare di condensare. Qualcosa di esaltante che ancora oggi mi fa sognare. La pallavolo è il centro: ALLENATORE CHAUMONT intorno tanto altro. Le lingue che devi imparare, ma anche l’efficienza fisica. Tutto per me è estremamen­te collegato. Essere efficiente vuole anche dire la cura della propria persona, le corse, la palestra...».

Pare di capire che l’Italia non le manca...

«Forse sono uscito troppo tardi: ho fatto 37 campionati in Italia e forse dovevo andare via prima. L’estero ti allarga la mente oltre che le conoscenze. Adesso avrei proposte dal Giappone o dalla Polonia, ma già dall’anno scorso abbiamo prolungato a Chaumont fino al 2020 e sono contento. Credo più nel progetto che nei soldi o nella possibilit­à di guadagnare 10 mila euro in più. E’ stato complicato fare digerire al mio presidente che non tutti i soldi del nostro budget (il quart’ultimo della lega francese) non dovevano essere spesi per i giocatori, ma per rinforzare lo staff. Dove non arrivano gli euro arriva la fantasia. Andiamo a cercare campioni da altri paesi o, nel caso della Francia, dai territori d’oltre mare: Reunion, la Tunisia, Guadalupa. Nella mia pallavolo vince sempre l’idea nel quale devi poi inserire i pezzi giusti. Al presidente faccio l’esempio della Ferrari, non ti basta solo la vettura ma ci vuole il pilota i meccanici ect ect. Tutto all’altezza».

Si volta indietro e vede?

«Vedo un movimento che si è saputo liberare del complesso dei Paesi dell’Est e che si è evoluto sotto la guida di un gruppo di allenatori illuminati guidati da Carmelo Pittera. Fino agli anni 90 ci siamo sempre andati avanti. Poi sono cambiate le cose e si è iniziato a pensare “noi siamo l’Italia”. Si è smesso di investire sui settori giovanili, fra le altre cose e io non mi sono più trovato d’accordo».

Domani c’è Trento (fra l’altro una sua ex squadra).

«Ne guardo l’aspetto più pallavolis­tico. Il pedigree importante. Noi andiamo lì per giocarcela. Eravamo il vaso di coccio anche con Belchatow e le squadre russe nel girone di qualificaz­ione e invece siamo passati. Andremo in campo come sempre per provarci...»

IN POCO TEMPO CI SIAMO LIBERATI DEL COMPLESSO DEI PAESI DELL’EST

NEGLI ANNI 90 CI SIAMO FERMATI NON INVESTENDO PIÙ SUI GIOVANI

SILVANO PRANDI

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GETTY Silvano Prandi in Francia: ha allenato anche la Bulgaria

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