La Lega «tradisce» Romani al Senato È già finita l’intesa con Berlusconi?
● A sorpresa: «Votiamo la Bernini». Forzista anche lei, ma non scelta dal partito. Il Cavaliere furioso, oggi a Palazzo Madama prevista la seduta decisiva
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Senta, bisogna parlare di come sono andate le votazioni.
Un subisso di schede bianche. A Montecitorio sono state 592 alla prima votazione, 577 alla seconda e 569 ancora alla terza. A Palazzo Madama si sono contate 312 bianche su 317 voti al primo voto e 255 al secondo, quando del tutto a sorpresa si sono registrate 57 preferenze per la senatrice di Forza Italia Anna Maria Bernini.
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Una nuova venuta. Come esce fuori?
Il suo nome, insieme con quello di Elisabetta Casellati (che ieri, a tarda sera, è tornato tra i più gettonati), era stato fatto nei giorni scorsi, quando si ipotizzava la possibilità di una rosa al cui interno scegliere. Poi Berlusconi s’è intestardito su Paolo Romani, creando il caso con il M5S che ha fatto arenare tutto. Ma ieri, a sorpresa, la Lega, senza consultare Forza Italia, ha cercato di scuotersi di dosso il giogo e ha deciso di votare compatta la Bernini (tranne Bossi, causa tremore della mano). La Bernini è una forzista che non ha condanne passate in giudicato. Quindi potrebbe essere accettata dai Cinquestelle, che considerano invotabile Romani a causa della sua condanna per peculato, ma nel frattempo si è detta con un tweet «indisponibile ad essere il candidato di altri». «Il M5S sbaglia a porre veti, ma sbaglia anche chi si arrocca su un solo nome», ha spiegato Salvini, «ognuno di noi, in questo momento deve parlare con tutti e mettersi di lato di qualche centimetro, noi della Lega ci siamo messi di lato di un chilometro. Non abbiamo chiesto nulla per noi, ma se tutti rimangono fermi sulle loro posizioni qua si fa notte». Così il leader della Lega ha voluto lanciare una chiara frecciata a Berlusconi.
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E Berlusconi come ha reagito?
Si è infuriato. Aveva ordinato ai suoi di insistere su Romani e si è sentito scavalcato. Prima li ha riuniti a Palazzo Grazioli, poi ha fatto stilare una nota durissima in cui si legge: «I voti al Senato ad Anna Maria Bernini, strumentalmente utilizzata, sono da considerarsi un atto di ostilità a freddo della Lega che, da un lato rompe l’unità della coalizione di centrodestra e dall’altro smaschera il progetto per un nuovo governo LegaM5S». La possibile rottura del centrodestra sembra vicina, come confermato da Brunetta: «Se la Lega vuole distruggere tutto e fare un governo con il Movimento 5 Stelle lo dica subito».
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È più vicina un’intesa tra M5S e Lega?
Guardando i numeri, Salvini non ha ancora la forza per spaccare il centrodestra. Se andasse a fare maggioranza da solo col M5S si troverebbe schiacciato dalla forza dei grillini: il loro 32% (36% in termini di parlamentari eletti) contro il suo 17%. Per i grillini potrebbe essere la soluzione ideale: il nemico inavvicinabile nel centrodestra è Berlusconi. «Il leader del centrodestra è Salvini, siamo disposti ad incontrarlo. Non legittimeremo Berlusconi e non siamo disposti a un Nazarenobis», vanno ripetendo. Da giorni ha sempre più spazio la fronda interna di 20, 25 pentastellati che si dichiarano pronti a spaccare il partito se Di Maio legittimerà Berlusconi. Trattare con Salvini, invece, è tutta un’altra storia. A inizio giornata Grillo aveva postato su Facebook questo messaggio: «Il tango si balla in due. È basato sull’improvvisazione, caratterizzato da eleganza e signoria. Se non lo si balla bene si risulta sgraziati e fuori luogo. Poche regole semplici dettano i limiti dell’improvvisazione: uno guida, l’altro segue. Sorridere sempre». Un messaggio ai suoi che ora sembra assumere un significato preciso.
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Sicuri che il Pd sia fuori dai giochi?
Dipende molto da come si svilupperanno le cose al Senato nelle prossime ore. Con l’appoggio del M5S, da ricambiare alla Camera, i dem potrebbero eleggere uno dei loro, per esempio Luigi Zanda. Sulla carta la candidatura potrebbe contare su 183 voti: 53 del Pd e 112 del M5S, 7 delle altre forze di centrosinistra, più i 4 di LeU, i 2 di Maie e i 6 senatori a vita. Una strada quindi in discesa. Su cui però potrebbero pesare le divisioni interne al Pd. I renziani, infatti, che dovrebbero contare su 32 senatori su 52, nel segreto dell’urna si potrebbero mettere di traverso per impedire l’intesa fra Pd e M5S foriere magari di un accordo di governo. Oggi capiremo di più. Al Senato, stamattina al terzo scrutinio, servirà la maggioranza assoluta dei votanti, ma al quarto scrutinio la partita si chiuderà in ogni caso col ballottaggio tra i due più votati del terzo turno. Alla Camera si terrà la quarta votazione, ma lì ci vuole il 50%+1 dei voti. È difficile che ci sia un presidente già stasera.