Guidolin «CHE ATALANTA MA RICORDATEVI LA MIA UDINESE»
L’ANNO CON PERCASSI E QUELLI IN FRIULI: «IL QUARTO POSTO E I PRELIMINARI DI CHAMPIONS, MA SI PARLAVA POCO DI NOI. CHE INCUBO IL RIGORE DI MAICOSUEL...»
Francesco Guidolin parla in tv, corre e pedala. Pedala molto, almeno 150-200 chilometri la settimana, la bici è sempre stata la sua dolce ossessione. E’ in formissima, assicura: in attesa di tornare in panchina potrebbe fare tranquillamente Bergamo-Udine e ritorno. Una tappa di trasferimento nel suo passato prima della sfida del sabato di Pasqua.
Un anno di Atalanta, era il secolo scorso.
«Ho un ricordo bellissimo, già allora il presidente Percassi aveva dimostrato di essere un genio».
Come un genio? Ma se l’ha esonerata dopo 10 partite...
«Giusto così, si vede che nel ’93 non ero ancora pronto per debuttare in A, avrei dovuto restare un’altra stagione al Ravenna. Ma ricordo anche che quella squadra è poi retrocessa, segno che chi mi ha sostituito (Prandelli-Valdinoci, ndr) non ha fatto grandi cose. Ma per me è stata una musata salutare».
All’epoca era considerato un sacchiano di ferro...
«Vero, poi mi sono dato una calmata».
Le piace Gasperini?
«Moltissimo, ha un tipo di gioco particolare: intensità, aggressività, pressing alto, organizzazione e marcature a uomo a centrocampo».
L’Atalanta può tornare in Europa?
«Direi di sì, anche se ripetersi è sempre difficile».
Visto Ilicic?
«Se trova l’allenatore giusto, può fare grandi cose».
Gomez ha superato la crisi?
«Mi fa impazzire: non è un colosso, ma non perde mai brillantezza. E il fatto che stia segnando poco non deve preoccupare. Come Petagna, che lavora molto per la squadra».
L’Udinese arriva da 5 sconfitte di fila.
«Senza offesa, a differenza dell’Atalanta sta facendo un campionato da provinciale. Anche la mia Udinese...».
La sua Udinese?
«Partiva con il classico obiettivo dei 40 punti, poi verso febbraio ci accorgevamo che si poteva fare di più: in 4 anni abbiamo conquistato un quarto posto, due preliminari di Champions e uno di Europa League. Era forte come l’Atalanta di oggi, però se ne parlava poco, mai capito perché. Ci soffrivo, sono veneto ma come carattere mi sento friulano».
Lo sciagurato rigore di Maicosuel contro lo Sporting Braga nei preliminari di Champions...
«Dopo 6 anni non riesco ancora a sputarlo fuori. Mi perseguita: non gli ho chiesto perché aveva fatto quel cucchiaio. Ma l’errore era stato mio, tra i 5 rigoristi avrei dovuto mettere chi aveva
portato la squadra fin lì, non l’ultimo arrivato».
I giocatori più forti della sua Udinese?
«Di Natale e Sanchez. Ma ne ho persi tanti per strada: Handanovic, Asamoah, Isla».
L’impressione è che ci siano troppi stranieri, di una squadra senz’anima.
«E’ sempre stata una scelta della società, l’allenatore forma il gruppo e poi si cedono i migliori. Ricordo che, alla prima esperienza con l’Udinese nel ‘98 in un’amichevole estiva, ho schierato 11 stranieri su 11. Oggi è la regola, ma allora...».
Che partita sarà Atalanta-Udinese?
«L’Atalanta sta volando, ma faticherà contro una squadra che ha qualità e deve riscattarsi».
Scudetto: Juve o Napoli?
«Deciderà lo scontro diretto, o forse no: sarà una splendida volata».
Il suo Vicenza rischia di scomparire. Cosa è rimasto dello Swansea? Cosa farà da grande? L’Italia cerca un c.t.
«Spero che arrivino persone serie come Dalle Carbonare ai miei tempi. Sono stati momenti straordinari, irripetibili».
«E’ stato esaltante mettersi alla prova nel campionato più bello del mondo con Guardiola, Conte, Mourinho, Klopp. Andare all’estero è un’esperienza che consiglio a i miei colleghi, ho il rimpianto di non averla fatta prima».
Si offende se la considerano un tecnico di provincia?
«No, sono felice della mia carriera. Quando cercavo le grandi, loro non mi volevano. Quando erano loro a cercarmi, ho rifiutato io. Come col Napoli».
«Per ora penso a diventare bravino come commentatore di Fox Sports. E aspetto, senza stress. Mi piacerebbe allenare una nazionale».
«Ho detto una nazionale, non la Nazionale».