La Gazzetta dello Sport

LO STADIO GIUSTO PER VEDERE UNA REAZIONE

- Di FABIO LICARI

Non vinciamo e non facciamo gol da tre partite (quattro non è mai successo in 108 anni…), siamo depressi, uno psicanalis­ta ci metterebbe sul lettino chiedendoc­i dell’infanzia: ma la reazione prima o poi deve arrivare. E questo potrebbe essere il giorno, con gli inglesi, a Wembley: stadio dai meraviglio­si ricordi azzurri e che di recente s’è inchinato al pragmatism­o juventino. L’Inghilterr­a non è l’Argentina, manca pure l’infortunat­o Kane. Non che sia una partita facile, Southgate è reduce dal successo sull’Olanda e da due pari con Germania e Brasile. Ma più alla portata sì: la distanza con l’Italia non è abissale. Con la Spagna nel gruppo, forse pure gli inglesi sarebbero stati costretti ai playoff. Di Biagio cambierà 4-5 uomini, non sarà una rivoluzion­e: Jorginho s’è ripreso, Pellegrini mezzala, dentro dall’inizio Candreva e Donnarumma.

Nessun c.t. moderno ha perso le due gare iniziali: l’ultimo nel ’74 (Jugoslavia e Olanda) fu Bernardini, con cui Di Biagio condivide l’obbligo della rinascita dopo un flop storico. Diversamen­te da Bernardini, però, il c.t. oggi non ha una visione panoramica del suo futuro. Non tutto è stato negativo a Manchester, oltre a quei 20’-25’ nei quali abbiamo visto manovra più ampia, pressing e occasioni fallite. Serviva però più ritmo, quello che gli inglesi avranno oggi: e magari sarà un bene perché ci costringer­anno ad adeguarci. Southgate schiera la difesa a tre: quindi servirà allargare l’attacco e incrociare – vero, Insigne? – per favorire incursioni delle mezzali, compito nel quale Parolo e Pellegrini sanno come fare. Oggi dall’Italia ci aspettiamo di più.

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