La Gazzetta dello Sport

«Mazzarri, il 3-4-3, Iago-Belotti-Ljajic Toro, così si vola»

1Parola di ex: «Ogni tanto sento il mister. Oggi è un po’ depresso, la sua mano si vedrà l’anno prossimo»

- Simone Lo Giudice

Rolando Bianchi ha difeso il Toro con amore, per cinque lunghe stagioni: «Quando ho smesso di indossare la maglia granata, ho perso una parte di me stesso. Era la mia armatura, con lei andavo in battaglia. Da capitano partecipai alle celebrazio­ni per l’anniversar­io di Superga, quell’ambiente ti strega». Un legame interrotto sul più bello per colpa di Gian Piero Ventura: « Mi aveva chiesto subito perché avessi scelto di restare in B anziché andare altrove. Voleva liberarsi di me e qualche anno dopo ci è riuscito». Bianchi però ha un ricordo dolce nei confronti di un suo altro ex allenatore. Che oggi, dopo esserne stato stregato, prova a stregare quell’ambiente granata: «Con Walter Mazzarri alla Reggina conquistam­mo una salvezza storica nonostante la penalizzaz­ione. Lui è una persona in gamba».

Rolando, che allenatore è Walter Mazzarri?

« Con la Reggina facemmo un’impresa storica nel 20062007. Il mister sapeva farci rendere al massimo. Quell’anno feci anche 18 gol, mio record in una stagione di Serie A, ma era un campionato più difficile rispetto a quello di oggi. Mazzarri deve ancora capire bene le qualità della rosa del Toro. L’anno prossimo potrà togliersi grandi soddisfazi­oni. È un tecnico esperto, uno dei pochi allenatori che sento ancora con piacere. Ora è un po’ demoralizz­ato perché non vede arrivare i risultati».

Al Toro lei è stato attaccante e capitano come Andrea Belotti: che cosa significa?

«È bello, ma anche complicato perché hai tante responsabi­lità. Il Gallo ha fatto grandi cose la scorsa stagione, quest’anno ha avuto problemi fisici. Ha cercato di recuperare velocement­e da un infortunio. Successe la stessa cosa a me a Bologna nel 2013-2014: quando ti succede entri in un vortice negativo. Non vedi l’ora di tornare in forma, ma non ci riesci. Il calcio, soprattutt­o oggi, ti porta ad affrettare sempre tutto».

Lei ha giocato con i granata per cinque stagioni: che cosa ricorda?

«Brucia la mancata promozione in B nel 2009-10, dopo aver perso la finale col Brescia. Ricordo l’abbraccio con Cairo a fine partita: il presidente ci teneva tanto a quella promozione. Non lo sento da tantissimo tempo, ma la mia stima nei suoi confronti è rimasta intat- ta. Gli alti e bassi con lui sono stati colpa di qualcun altro che gli andava a riferire cose negative sul mio conto».

Che cosa non ha funzionato con Gian Piero Ventura?

«Rispettavo le sue idee, ma aveva un modo di fare che non mi piaceva. Preferisco le persone schiette e sincere. È il responsabi­le del flop dell’Italia: oltre a un danno economico enorme, ha impedito a tutte le famiglie di godersi il prossimo Mondiale».

Che idea si è fatto di Sinisa Mihajlovic invece?

«Non è facile capire l’ambiente granata. Un tifoso del Toro non ti chiede lo scudetto: vuole solo che tu dia l’anima. Mihajlovic ha sbagliato a fare certe uscite: doveva cercare di tenere l’ambiente più tranquillo. Ha messo spesso i suoi giocatori sotto stress».

Lei ha giocato a Cagliari, prossimo avversario del Toro che dalla prossima partita potrebbe giocare col 3-5-2...

«Sono stato lì nel 2004-2005: ho avuto la fortuna di giocare con Zola, Suazo, Langella ed Esposito. Venivo dalla primavera dell’Atalanta e stavo facendo bene in Under 21: volevo giocare a tutti i costi, ma davanti a me c’erano campioni. Il Cagliari si salverà perché ha giocatori di buon livello. Il 35-2? A me non dispiacere­bbe un 3-4-3 con Iago Falque da un lato e Ljajic dall’altro e Belotti in mezzo. Vedo Niang più seconda punta. Sulle fasce De Silvestri e Ansaldi si stanno impegnando, ma per fare il gioco di Mazzarri servono esterni di gamba che ne abbiano per tutte le domeniche».

Presto il Torino sfiderà in trasferta anche l’Atalanta: sta se- guendo la sua ex squadra?

«Adoro Gasperini perché cerca di fare sempre un bel gioco: mi sarebbe piaciuto essere allenato da lui in carriera. La fortuna della Dea sono state le famiglie che ci hanno messo il cuore: prima i Ruggeri e poi i Percassi, presidenti che hanno amato e amano la loro squadra. L’Atalanta ha un settore giovanile straordina­rio e andrebbe presa come esempio. Ci sono tutte le condizioni per poter fare bene e vedere la città di Bergamo sempre più in alto nel calcio italiano».

AMARCORD

«La maglia del Toro era la mia armatura, con lei andavo in battaglia»

«Mihajlovic sbagliò a fare certe uscite: così mise la squadra spesso sotto stress» CON LUI ALTI E BASSI PER COLPA DI QUALCUNO CHE GLI DICEVA BUGIE

SU URBANO CAIRO PRESIDENTE DEL TORINO SE HAI UNO STOP, PER RECUPERARE IN FRETTA ENTRI IN UN VORTICE

SU ANDREA BELOTTI ATTACCANTE DEL TORINO

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