La Gazzetta dello Sport

Ganna, lezioni di Nord «Qualcosa ho capito»

1Alla Gand-Wevelgem l’iridato dell’inseguimen­to in fuga 4 ore e mezza: «Ora so quanto dovrò lavorare per spianare i muri»

- Paolo Marabini

«Come stanno oggi le gambe? Se ci fosse una domanda di riserva sarebbe meglio». Il giorno dopo, Filippo Ganna è sfinito. Domenica, alla Gand-Wevelgem, il due volte iridato dell’inseguimen­to ha provato l’ebbrezza pazza della fuga a lunga gittata. Non su asfalti banali, bensì sulle stradine e i muri fiamminghi, su quel pavé che ritroverà anche domenica al Giro delle Fiandre e poi sette giorni più tardi alla Parigi-Roubaix. E che, a detta di molti, sarà quanto prima il suo terreno di caccia, in virtù di quel fisico da corazziere che sembra fatto apposta per volare sulle pietre e che già un segno lo ha lasciato, visto che nel 2016 si prese la Roubaix under 23.

BRAVO La «Gand» l’aveva già corsa un anno fa, ma da scolaretto alla prima esperienza importante, lui che aveva debuttato tra i pro’ solo due mesi prima. E manco l’aveva conclusa. Stavolta, invece, nella gara che alla fine ha premiato per la terza volta Peter Sagan e ha fatto piangere Elia Viviani, Super Pippo è stato tra i protagonis­ti assoluti, all’attacco con altri cinque temerari per quasi quat- tro ore e mezza di corsa, filate via alla media record di 49 all’ora. Niente male per un ragazzo di 21 anni, che meno di un mese fa conquistav­a il titolo mondiale dell’inseguimen­to sui 4 km e che domenica se ne è sciroppati 251 al ritmo dei migliori. «È stata la corsa più faticosa della mia vita» confessa il piemontese. «Peccato che alla fine sia stata una fatica inutile. Sì, la squadra mi ha detto “bravo”. Ma sono stato anche un po’ pirla, perché alla fine non ho raccolto nulla» aggiunge con un eccesso di severità. «Sarebbe stato diverso se nel finale fossi stato d’aiuto a Kristoff (all’inseguimen­to dei migliori, ndr) ma in quel momento ero ormai cianotico per la fatica. O, ancora, se fossi riuscito ad arrivare con il primo gruppo. Invece, quan- do Sagan e gli altri mi hanno ripreso (mancavano 20 km all’arrivo, ndr), avevo le gambe in croce. Sull’ultimo muro ( il Kemmelberg, ndr) ho visto le streghe per i crampi, non ne avevo proprio più. Sì, era previsto che, se ci fosse stata l’occasione, sarei andato in fuga. Non c’era un disegno particolar­e, se non quello di stare un po’ fuori dalla battaglia del gruppo e dai guai. Ci sono rimasto per quasi 190 chilometri... Purtroppo mi è mancata l’ultima mezz’ora».

FUORIGIRI Per il talento della Uae-Emirates è stata però una lezione utilissima. «Il Nord credo che lo imparerò solo dopo aver sgomitato in mezzo al gruppo, dove si fa la corsa. Però già qualcosa ho capito, soprattutt­o dove devo lavorare per il salto di qualità. Dovrò allenarmi sodo sui fuorigiri, che per intenderci non sono quelli che faccio in pista. Ogni muro è una volata. Anzi, due: una per prenderlo davanti, l’altro per fare la differenza. Non sono semplici dettagli». I compliment­i, comunque, sono stati unanimi. In fin dei conti stiamo sempre parlando di un ventunenne alla seconda stagione da pro’. «Gli apprezzame­nti fanno sempre piacere — dice Pippo, scrollando­si finalmente di dosso la severità di cui sopra —. In effetti, quando mi ha ripreso il gruppo di Sagan, ho guardato bene quelle facce e mi son chiesto come facessi a essere lì con loro in quel momento, io che fino a un anno e mezzo fa ero ancora un under 23». Adesso lo aspettano ancora tre appuntamen­ti, a cominciare da quello di domani con la Attraverso le Fiandre. «Ma dopo la Roubaix — precisa — per una settimana la bici non la voglio manco vedere. Sono a tutta da due mesi, bisogna che stacchi». E come dargli torto...

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Filippo Ganna, 21 anni, in fuga alla GandWevelg­em: ha chiuso 43° a 3’17” da Sagan BETTINI

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