La Gazzetta dello Sport

Moschetti, 6 fortissimo «E pensare che finora non avevo vinto molto»

1Dopo il sesto successo al primo anno tra i pro’, il milanese della Polartec-Kometa si racconta: «Questo inizio ha stupito pure me»

- Claudio Ghisalbert­i twitter @ghisagazze­tta

Quando gli parli assieme e lo vedi così a modo, con un sorriso dolce e la voce pacata, pensi che sia quasi timido. Di certo non ti viene di pensare che nei finali di corsa questo ragazzo di 21 anni si possa trasformar­e in una belva. Eppure — chiamiamol­a pure iperbole — c’è solo un corridore al mondo che quest’anno ha fatto meglio di Matteo Moschetti: Alejandro Valverde. Matteo, milanese di provincia (Robecco sul Naviglio per la precisione), un titolo di ragioniere nel cassetto e la maglia bianca-azzurra della Polartec-Kometa sulle spalle, ha già vinto sei corse: due tappe al Tour of Antalya in Turchia, il Gp Rodi e una tappa dell’omonimo Tour, in Grecia, infine due tappe al Normandia, in Francia. Sei, e ben più pesanti, le ha vinte anche Elia Viviani. Lo spagnolo, un fuoriclass­e che pare immortale, è a quota 8. Risultati che sono valsi a Moschetti un biennale con la TrekSegafr­edo a partire dal 2019.

Moschetti, partiamo da una co- sa che pare strana ormai: come fa ad allenarsi un ragazzo milanese?

«Fa fatica per il traffico e per il fatto che in pratica non ci sono salite vere. La più vicina è quella di Campo dei Fiori, a Varese. Sono 45-50 chilometri da casa solo per andare. Qualche volta mi avvicino in macchina».

«SONO VELOCE, MA NON UN VELOCISTA. LA SALITA? QUANTA FATICA»

MATTEO MOSCHETTI POLARTEC-KOMETA

Ora che ha la patente. Ma da ragazzino?

«Il secondo anno da allievo e nei due da juniores ho avuto la fortuna di correre per la squadra di Busto Garolfo. La salita era la parabolica della curva del velodromo...».

Si può quasi dire che ha vinto di più in questi mesi che in tutta la carriera

Sorride. «Non ho mai vinto molto: una corsa all’anno da juniores, una corsa al primo anno under 23, una al secondo e tre (compreso quella tricolore, ndr) nel 2017. In questa nuova avventura sono partito bene ma neppure me l’aspettavo così perché finora nella preparazio­ne non abbiamo cercato il picco di forma».

Quando dovrebbe arrivare?

«Al Giro d’Italia under 23. Non

per la generale, ma per vincere qualche tappa. Se poi un giorno indossassi anche la maglia rosa…».

La Polartec-Kometa non è una squadra Continenta­l qualsiasi, ma quella di Contador e Basso. Che effetto fa?

«È una bella emozione e una grande responsabi­lità perché sono due campioni che hanno segnato la storia del ciclismo e che la gente ama. Portare questa maglia è anche “pesante”».

Tecnicamen­te si definisce...

«Sono veloce, ma non sono un velocista. Cinque delle sei vittorie le ho ottenute in volata, l’altra in cima a uno strappo».

Il punto debole?

«La salita. Da dilettante tenevo anche sui percorsi duri. Que- st’anno, alla Valenciana, mi staccavo da 80-100 corridori».

Il bello e il difficile nel salto da under 23 al mondo dei pro’?

«Il difficile sono le gare a tappe. Da under 23 avevo fatto solo un Giro d’Italia e un Val d’Aosta. Poca roba. Il bello è che alle corse c’è tanta gente, senti l’entusiasmo del pubblico».

E giù dalla bici?

«Ho un diploma di ragioniere e l’orgoglio di non avere mai dovuto fare un esame di riparazion­e. Sono sempre stato promosso a giugno. Nel tempo libero, che non immaginavo fosse così poco, faccio le cose dei ragazzi della mia età. Niente di speciale. Oddio, in inverno mi piacerebbe sciare, ma è pericoloso. Ho dovuto abbandonar­e».

 ??  ?? Matteo Moschetti, 21 anni, ha iniziato a correre a 7 anni con il Velo Sport Abbiategra­sso BETTINI
Matteo Moschetti, 21 anni, ha iniziato a correre a 7 anni con il Velo Sport Abbiategra­sso BETTINI

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