La Gazzetta dello Sport

Gli amici per la pelle eredi di un passato che ha fatto storia

1Custer e Richardson nuovi eroi del college che col «Game of Change» del ‘63 aprì la strada all’integrazio­ne

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Clayton Custer e Ben Richardson sono amici per la pelle, sin dai tempi delle elementari. Hanno giocato insieme al liceo, Blue Valley Northwest High School di Overland Park, nel Kansas. Ora vivono il sogno di chiunque indossi la canotta di una squadra universita­ria: sabato a San Antonio scenderann­o in campo davanti a circa 50.000 spettatori nelle Final Four Ncaa. Da perfetti sconosciut­i. O quasi. Durante la permanenza ad Atlanta per il Regional che ha qualificat­o la loro Loyola-Chicago, una tifosa ha riconosciu­to Ben nell’hotel che li ospitava, ha passato il cellulare a Clayton chiedendog­li se poteva scattargli una foto col suo beniamino. «A dire il vero farei parte anch’io della squadra...» gli ha sommessame­nte detto Custer. Già, perfetti sconosciut­i, la testa di serie n.11 nel quarto di tabellone devastato dalle sorprese (quindi di fatto il vero ranking è attorno al 40° posto), ma con un passato glorioso. Nel 1963 i Ramblers vinsero infatti il titolo Ncaa battendo in finale Cincinnati 60-58. Loyola fece scalpore quando, il 15 marzo di quell’anno, sfidò la regola non scritta che prevedeva non più di 3 giocatori neri in quintetto, schierando­ne 4 contro Mississipp­i State, che da buona rappresent­ante del Sud confederat­o, aveva solo bianchi in squadra. Fu un momento chiave nella lotta per i diritti civili degli afroameric­ani.

MOSER «Il passato fa parte del nostro futuro – predica coach Moser –. Quando si parla della squadra del ‘63 e quello che dovette patire a quei tempi, penso che il “Game of Change” sia una pietra miliare nella storia del college basket e non solo». Jerry Harkness, Les Hunter, John Egan e Rich Rochelle, i 4 neri di quel quintetto, erano a bordo campo ad Atlanta a tifare Ramblers. Al pari dell’ormai iconica Suor Jean Dolores, 98enne leader spirituale di Loyola, molto più di una mascotte. Al «Game of Change», lei c’era. E ci sarà anche nella Città dell’Alamo. Sperando nel bis.

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