La Gazzetta dello Sport

Ma Vettel non si accontenta: «Voglio una Ferrari più stabile»

F.1: DOPO IL TRIONFO DI MELBOURNE

- Luigi Perna INVIATO A MELBOURNE (AUSTRALIA)

Le sensazioni dell’inverno erano giuste. La forza Mercedes è reale, il potenziale Ferrari ancora da scoprire. La vittoria nella prima gara della stagione non deve illudere. C’è tanto lavoro da fare a Maranello perché «Gloria» sia la rossa che Sebastian Vettel ha sempre sognato. L’analisi del tedesco dopo il trionfo a Melbourne è stata onesta e cauta almeno quanto i festeggiam­enti della squadra. Non è la stessa situazione di un anno fa, quando il Cavallino in Australia era riuscito a battere le Frecce d’argento in un vero confronto diretto, sfruttando la strategia e soprattutt­o la velocità della SF70H con ogni tipo di gomme. Superiorit­à ribadita dai successi in Bahrain e a Montecarlo.

REALISMO Domenica la Ferrari è stata aiutata dal fattore fortuna. Senza la «virtual safety car», di cui gli uomini di Maurizio Arrivabene hanno approfitta­to per il pit stop che ha lanciato Vettel verso il trionfo, sarebbe stato impossibil­e ribaltare una corsa dominata fin dalla pole position da Lewis Hamilton. Mentre l’altro ferrarista Kimi Raikkonen, al pari dell’inglese della Mercedes, ha pagato il fatto di essersi fermato ai box prima della Safety Car, ma in qualifica e a inizio gara era stato più veloce di Vettel. Particolar­e che conferma come il tedesco non sia ancora a suo agio con la nuova vettura. «Se guardiamo le cose con obiettivit­à, non abbiamo lo stesso passo dell’anno scorso a inizio stagione — ammette Seb —. Lewis è stato sempre più veloce di me e Kimi, mentre l’anno scorso eravamo noi i più veloci nelle prime gare. Perciò non siamo ancora dove vorremmo essere».

FEELING La strada per il Mondiale resta in salita, nonostante il primo posto in classifica e i punti guadagnati sulla Mercedes fra i Costruttor­i, complice il weekend disastroso di Valtteri Bottas. Ma cosa manca a Vettel per sentirsi in comunione con la SF71H? «Questa macchina ha un gran potenziale, però fatico ancora a sfruttarla — spiega il quattro volte iridato —. Se guardiamo ai punti deboli, sono gli stessi in cui sento che mi manca qualcosa in questo momento. Da pilota succede quando l’auto non risponde come vorresti o quando continua a scivolare in curva dove non vorresti. Io voglio che la macchina sia stabile quando freno con decisione e affronto la curva. In quel frangente non mi sento ancora a posto e devo adattarmi. È il nostro mestiere guidare sopra ai problemi. Ma, se vengono eliminati, senti più fiducia nella macchina. E in piste come Melbourne fa una grande differenza, perché puoi spingere senza pensarci due volte. Speriamo di poter essere più aggressivi le prossime gare». ASSETTO È lo stesso motivo per cui Seb soffriva nell’ultima stagione alla Red Bull, surclassat­o da Ricciardo, come rivelò alla Gazzetta il team principal Chris Horner. E forse è anche la ragione per cui il tedesco nel 2016 era più in crisi di Raikkonen, su una Ferrari SF16-H instabile, mentre l’anno scorso lo ha battuto nettamente con la più equilibrat­a SF70H e adesso è tornato a faticare con la SF71H. Evidenteme­nte Seb ha bisogno di un bilanciame­nto perfetto. Quello della rossa non è ancora ideale, in particolar­e fra asse anteriore e posteriore, forse a causa del passo lungo «tipo» Mercedes. La prossima gara in Bahrain sarà un altro esame. E lo stesso vale per la W09 di Hamilton sul fronte del consumo gomme, visto che si useranno ancora le ultrasoft, ma con temperatur­e molto più alte. MOTORE OK Infine la power unit sembra un punto di forza della Ferrari. Lo confermano le ottime velocità di punta della rossa, che in rettilineo è stata inattaccab­ile per Hamilton anche con l’ala mobile aperta, quando Lewis ha provato il controsorp­asso su Vettel. Resta un divario in qualifica dalla Mercedes, ma dipende in parte dalla potenza massima e in parte dal carico aerodinami­co. Tanto che Vettel ha smontato i sospetti dei team sul famoso bottone magico, la mappatura speciale ribattezza­ta «party mode», che sembrava il segreto della pole strabilian­te di Hamilton: «Non fa una differenza in più rispetto agli anni passati. Il giro di Lewis, come abbiamo visto attraverso il Gps, è stato merito suo e dei tempi che faceva nelle curve, non del motore».

RSeb soffre una rossa non ancora bilanciata forse per «colpa» del passo lungo

RL’alta velocità in rettifilo dimostra che la power unit è cresciuta. Unico neo la qualifica

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IPP Sebastian Vettel, 30 anni, domenica scorsa dopo il trionfo a Melbourne: il 48° GP vinto in carriera

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