Il bacio di Ronaldo Un tocco e gol, ora colpisce così
● L’ultimo Cristiano, centravanti in pianta stabile, sta sempre più in area. E finalizza al volo...
Sulle orme di Hugo Sanchez. Nella stagione 1989-1990 il super 9 messicano con la maglia del Madrid riuscì a segnare 38 gol in Liga, vincendo ovviamente il «Pichichi». La cosa più straordinaria però fu che «Hugol» fece tutte e 38 le reti toccando la palla sempre e solo una volta. Una specie di bacio della morte, dato alla palla e con essa agli avversari. Non erano ancora i tempi del falso nueve (anche se esempi in giro per l’Europa non erano mancati), c’erano bomber veri e Sanchez era la più fulgida rappresentazione dell’uomo d’area. Sembrava che fuori dai 16 metri perdesse i propri poteri.
IL 70 PER CENTO Quest’anno Ronaldo col Madrid sinora ha fatto 37 gol. Di questi, 26 (il 70% del totale) sono arrivati toccando la palla una sola volta. Nel poker al Getafe, ultima gara giocata col Madrid prima della pausa internazionale e del riposo assegnatogli da Zidane col Las Palmas, addirittura tutti e quattro: i primi due di sinistro, terzo e quarto di destro. Nel mucchio ci sono rigori, punizioni e colpi di testa, ma c’è soprattutto una tendenza evidente: Ronaldo col passare degli anni ha cambiato modo di giocare e posizione, accentrandosi sempre di più, calpestando con maggior frequenza l’area di rigore e limitando le escursioni.
LE SCORRIBANDE Ci siamo rivisti un gran numero delle centinaia di reti segnate dal portoghese in carriera, tra Inghilterra e Spagna: quando arriva allo United, imberbe ma già molto determinato, apre il conto con una punizione al Portsmouth (sono passati 15 anni…) e non si ferma più. Anche allora, agli ordini di Sir Alex Ferguson, Ronaldo segnava diversi gol di prima, ma erano alternati a frequenti scorribande, la percentuale era molto più bassa rispetto a oggi. Usando la sua enorme potenza e una tecnica che nell’eterno paragone con Messi si tende a sottovalutare, Cristiano segnava galoppando sulle fasce, a sinistra dove siamo abituati a piazzarlo visivamente, ma anche a destra o raramente al centro. Conduzione, dribbling e tiro potente, con un piede o l’altro senza preferenze apparenti o problemi di sorta. Ricordiamo che nello United Ronaldo giocava, alternativamente, con Van Nistelrooy, Rooney, Saha, oltre a Giggs e Beckham: l’olandese era il 9 e quello faceva, segnando con frequenza e muovendosi il giusto, il portoghese si muoveva a piacimento. IL TRASLOCO Quando è arrivato al Madrid, a lungo Cristiano ha continuato ad alternare azioni solitarie alle reti a un tocco. Con lui c’era di nuovo Van Nistelrooy, e ovviamente Raul, quindi Higuain e Benzema, e infine Bale. Il portoghese sbarcato al Bernabeu a 24 anni aveva energie da spendere in grande abbondanza. Col passare degli anni ovviamente le cose sono cambiate, soprattutto in tempi recenti. Ronaldo ha capito che per continuare a lottare con Messi per il numero uno del mondo doveva segnare sempre tanto o tantissimo, i gol intesi come l’arma migliore per combattere il «calcio totale» del rivale. E per farlo, la cosa migliore era abbandonare le fasce e avvicinarsi all’area. Il trasloco già preparato da un po’ è diventato definitivamente operativo lo scorso anno, e di fatto ha portato all’addio al Madrid di Morata che si è reso conto che non lottava più contro Benzema, duello che probabilmente poteva pensare di vincere, ma contro Ronaldo, imbattibile, e che nel francese ha trovato il partner ideale per movimenti che quest’anno in Liga ha fatto più assist che gol. 18 SU 22 Oggi Ronaldo fa il centravanti. Ha 33 anni e come sottolineava Zidane si conosce alla perfezione. Si cura fuori dal campo e si muove meno dentro: nessuno dei 37 gol stagionali col Madrid è arrivato con più di 3 tocchi. Evoluzione necessaria e condotta con intelligenza da uno che legge l’azione con anticipo. E che in Europa ha fatto 22 gol nelle ultime 13 apparizioni (segnando in 12): 18 sono arrivati con un solo colpo, tre con 2, uno con 3. Juve avvertita: il «pichichi» Champions la tocca solo una volta.