La Gazzetta dello Sport

Pasta, calcetto e generosità Qui dove Zizou diventa Zuzzù

●Il cuoco di fiducia è finito nella nazionale francese, il tassista gestisce il centro sportivo targato Zidane

- Fabiana Della Valle INVIATA A TORINO

Galeotta fu la pasta, rigorosame­nte al dente, fatta in casa e con pomodorini di qualità. In corso Moncalieri, a due passi dalla Gran Madre, diciassett­e anni dopo l’addio c’è ancora il buen retiro torinese di Zinedine Zidane. Qui, «Da Angelino», si mangiano i rigatoni alla Zidane, diventati piatto ufficiale della nazionale francese che trionfò all’Europeo 2000. Cibo e pallone, casa e bottega. La Torino di Zuzzù (così lo chiamavano gli amici del ristorante) è fatta di cose semplici e di amicizie nate per caso che diventano eterne. Come quella con Cristiano Bellini, conosciuto grazie a De- schamps, che una volta faceva il tassista e adesso gestisce Z5, il centro sportivo a una ventina di minuti dal salotto della città dove si può giocare a calcio a 5 con le sponde. È l’unico in Italia e Zidane l’ha inaugurato quasi due anni fa, pochi giorni dopo aver sbaciucchi­ato la sua prima Champions col Real. «Per me l’Italia è Torino», ha sempre detto Zizou, che ieri ci è tornato per la prima volta da allenatore e qui ha abitato parecchio ma vissuto poco: né feste, né cinema, né passeggiat­e in centro, al massimo potevi beccarlo al mattino nei pressi della scuola francese, la stessa frequentat­a dai pargoli di Platini, quando accompagna­va i figli. «Una volta - ricorda Cristiano - andò al mercato di porta Palazzo, com faceva quando era a Marsiglia. Lui è così, genuino e semplice». E generoso, ma senza pubblicizz­are le sue iniziative. Una sera Zidane an- dò con un amico a casa di un medico che aveva organizzat­o una serata per illustrare alcuni progetti per aiutare i bimbi in Africa. Zizou fu conquistat­o dal lavoro del medico e decise di contribuir­e immediatam­ente. Così tirò fuori dalle tasche 5 milioni di lire tutti divisi in blocchetti­ni e legati con elastici, però non li consegnò personalme­nte: chiese all’amico di farlo per lui, perché si vergognava.

LA CHIAMATA DALL’OLANDA Dal centro - dove abitava al- l’inizio - Zidane si spostò in collina, in una villa con giardino alle spalle del Po, nello stesso complesso dove viveva Gianluca Pessotto: la moglie Veronique voleva più spazi e più verde, ma il cambio di domicilio non è bastato per convincerl­a a mettere radici a Torino. Da Angelino faceva tappa volentieri anche Veronique, nella saletta riservata che Zidane aveva scoperto grazie ai compagni Pessotto, Montero e Davids. All’epoca era il ristorante preferito dai bianconeri, come raccontano le foto appese a ogni angolo. Qui lavorava Roberto Falvo, figlio di Angelino, che ora si è spostato in un nuovo locale, «Angelino Bistrot». Zidane s’innamorò della sua pasta, al dente e con i pomodorini, e un giorno lo chiamò dall’Olanda: «Vieni, sono stufo di mangiare scotto», gli disse. Così Roberto partì con quintali di pasta fresca, olio, basilico e altre prelibatez­ze italiche e divenne cuoco aggiunto della Francia, specialist­a in sughi per l’amico Zuzzù per due edizioni di mondiali e due di europei. Uno cucinava e l’altro si sdebitava regalandog­li scarpe per la sua collezione (Roberto ne ha più di duemila, comprese quelle della finale di Berlino con la testata a Materazzi). Esposte da Angelino ci sono invece le vecchie maglie di Zidane e una new entry: la 7 di Ronaldo. «Sei mesi fa mio padre lo chiamò per chiedergli­ela - racconta Mauro, l’altro figlio di Angelino -. neanche 48 ore dopo è arrivata per corriere, con autografo e dedica. Zizou è di parola e di cuore. Da noi si sentiva a casa: oltre alla pasta, mangiava pesce, filetto e crostata e beveva solo acqua. Per lui cucinavamo anche da asporto: quando sua moglie non aveva voglia di uscire, gli impacchett­avamo tutto e lo facevamo arrivare su in collina».

LE PARTITELLE A SAN SALVARIO La mania della sana alimentazi­one gli è rimasta e due volte l’anno Zidane fa tappa da Chenot. «E da me si fa spedire mensilment­e grana, bresaola e grissini torinesi - aggiunge Cristiano, che è juventino ma stasera farà il tifo per lui -. Da giocatore odiava i ritiri, non pensavo che sarebbe diventato allenatore. E’ determinat­o, mette anima e corpo in tutto ciò che fa». A Torino le partitelle che giocava insieme a Davids con gli immigrati nordafrica­ni per le vie di San Salvario sono diventate leggenda, a Madrid ha scoperto il tennis e il calcio con le sponde, che ha voluto portare anche da noi. All’inaugurazi­one del centro di Borgaro Zidane incontrò Antonio Pintus, il preparator­e atletico della Juve di Lippi e dello stesso Zizou: quel giorno cominciò a corteggiar­lo per portarlo a Madrid, cosa che accadde in poche settimane. Il centro di Borgaro a giugno ospiterà il camp del Real per bimbi dai 6 ai 13 anni. Un pezzo di Zizou è rimasto nella sua Torino.

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Il giovane Zidane al ristorante Angelino con Pessotto, Iuliano e Peruzzi

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